Clusone: «Nessuno è morto solo, Dio era nelle carezze di infermieri e vicini»

Oltre 600 persone alla Messa in suffragio di chi è mancato tra marzo e maggio: 95 rose per ricordarli. L’arciprete: nel lutto non è mai venuta meno la fraternità.

In silenzio, uno dopo l’altro, con una rosa rossa in mano, 95 bambini e ragazzi di Clusone hanno portato all’altare una rosa per chi s’è spento in questi mesi: novantacinque fiori come «segno della presenza dei nostri cari», un gesto che ha dato il via alla partecipata Messa comunitaria celebrata ieri sera a Clusone nel centro sportivo comunale di via don Bepo Vavassori.

«La città ha vissuto dei momenti di lutto, ma non è mai venuto meno lo spirito di fraternità». Nelle parole dell’arciprete di Clusone monsignor Giuliano Borlini che ha presieduto la celebrazione con i sacerdoti della parrocchia di Clusone e delle Fiorine, il richiamo al dolore e alla sofferenza vissuta dalla comunità baradella, tra le più colpite in provincia dalla pandemia, ma anche alla vicinanza e all’aiuto fraterno.

Distanti ma uniti

Con mascherine sul volto sotto gli occhi lucidi, giovanissimi, adulti e nonni, oltre a autorità civili, accademiche e forze dell’ordine, hanno partecipato numerosissimi, più di 600, alla celebrazione comunitaria di suffragio dei defunti, per i quali in queste settimane la parrocchia sta celebrando, per ciascuno, una Messa. Un abbraccio commosso a tutte le famiglie colpite dalla pandemia, una serata che ha visto la comunità unita in preghiera nel ricordo di quanti sono morti da marzo a maggio: genitori, figli, amici, persone che hanno lasciato un segno nella comunità.

«Tu sei unico per me – ha esordito nell’omelia monsignor Borlini –: ognuno di noi agli occhi di Dio è prezioso, amato ed abbracciato da Lui. Così non possiamo pensare che i nostri cari siano morti da soli: la carezza, il tocco, lo sguardo di un infermiere o di una persona vicina è stato in quei momenti di sofferenza la mano di Dio. Non erano distanti da Lui che ha provveduto a far giungere il Suo amore».

La Messa comunitaria è stata organizzata da Comune e parrocchia nel giorno del patrono della città, San Giovanni Battista: «Oggi è la festa della nostra comunità – ha aggiunto l’arciprete – e comunità sono tutte le persone, non le attività o le strutture. Il compito di ciascuno di noi è essere una comunità che aiuta l’altro nel momento del bisogno, senza vivere alle spalle del prossimo». Rivolgendosi ai bambini e ragazzi della catechesi, una macchia bianca sulle gradinate della piazza, ha detto loro: «Siate persone che sentono il bisogno e aiutano il prossimo, siate comunità».

Commosso il discorso del sindaco Paolo Olini al termine della Messa: «La nostra città, come altre, ha pagato un prezzo molto alto – ha detto Olini –. Abbiamo vissuto momenti tristi in cui abbiamo perso i nostri affetti. Tutti siamo stati colpiti, abbiamo perso papà, mamma, fratelli, nonni, persone importanti che ci hanno guidato. A voi giunga il nostro cordoglio e la vicinanza di tutta l’Amministrazione e la nostra città. Nei giorni più tristi ho pensato però che questo disegno non poteva essere dipinto soltanto di luci scure o colori sbiaditi. Questa dura prova doveva almeno servire per una semina. Tutte le persone che ci hanno lasciato, e sono veramente tante, ci devono avere dato un segno. Vorrei che questo segno serva per rimettere in fila le cose importanti della vita. In questo periodo difficile ho riscoperto una comunità vera, unita».

La Messa si è conclusa con l’invito della parrocchia a tutti i familiari dei defunti a portare a casa una rosa per i propri morti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA