Dal Brasile alla Val Seriana per curarsi: Diego non ce l’ha fatta, i colleghi aiutano la famiglia

Dipendente di RadiciGroup, si era trasferito in Italia nel 2018. Lascia la moglie e due figli piccoli. Gara di solidarietà tra i colleghi, nella sede di Gandino è stata lanciata una raccolta fondi per sostenere la famiglia. La moglie: «Non so come avrei fatto senza i suoi compagni di lavoro, sono stati speciali».

Un destino crudele e la forza di non arrendersi. Purtroppo però il lieto fine non c’è stato, e Diego Lahos Franca, 39enne brasiliano, lo scorso 4 maggio è spirato nella sua casa di Clusone, vinto da un tumore. Dipendente informatico di RadiciGroup nella sua terra d’origine, nel 2018 si era trasferito in Valle Seriana per curarsi: un linfonodo del collo ingrossato, nel 2014 aveva fatto scattare gli accertamenti che avevano poi portato alla scoperta di un tumore al polmone. Un male con il quale aveva già fatto i conti: era solo dodicenne quando un tumore al testicolo bussò alla sua porta, ma in quell’occasione vinse Diego. Proprio i colleghi della sede RadiciGroup di Gandino, con la quale ha condiviso gli ultimi anni lavorativi, hanno lanciato una raccolta fondi per sostenere la moglie, Tatiana Camara Franca, 41 anni, ed i figli, Matteo e Lucca, di 11 e 8 anni. «Era piccolino quando scoprì il primo cancro – racconta la moglie -, ma riuscì sconfiggerlo. Tutto negli anni sembrava filare liscio, sino al 2014. Di nuovo il male che si ripresentava».

La ricomparsa

Alla ricomparsa del cancro, Diego si sottopone a diversi trattamenti in Brasile, senza ottenere però risultati. Così, nel 2018, la richiesta all’azienda di poter ottenere un trasferimento lavorativo in Italia, dove avrebbe provato a sconfiggere quel male così subdolo. Colmo di speranza in autunno lascia la cittadina vicino San Paolo, ed arriva in Valle Seriana. Solo qualche mese dopo lo raggiunge anche la famiglia, per stabilirsi a Clusone.

«Nonostante diverse cure e trattamenti il male non era intenzionato ad andarsene – prosegue la moglie frastornata -, resisteva. Diego non disperava, e a tutti i costi voleva trovare un’alternativa. Spesso infatti cercava su internet strutture dove avrebbe potuto curare il suo problema. Per questo siamo arrivati in Italia, e qui è stato curato all’Istituto Italiano dei Tumori di Milano e all’ospedale “Antonio Locatelli” di Piario. Diversi cicli di chemioterapia e ad agosto 2020 il cancro sembrava sconfitto, Diego stava bene. Eravamo felici, davvero tanto. Poi con l’inizio del 2021 il male si è ripresentato e la situazione in poco tempo è precipitata. I nostri figli hanno sempre saputo tutto, non gli abbiamo nascosto niente. Durante l’ultimo mese, quello più duro, li ho stretti forte a me e gli ho detto che avremmo dovuto aspettarci il peggio. Desiderava il meglio per loro: il suo sogno infatti è che noi rimanessimo in Italia e i nostri figli potessero ricevere una buona educazione scolastica. Così faremo. Mi trovo bene a Clusone ed ora sto cercando lavoro. In Brasile sono laureata in farmacia, ma in Italia non posso esercitare. In ogni caso ho già ricevuto una proposta lavorativa e vedremo cosa ci riserverà il futuro».

Durante gli anni trascorsi in Italia, i colleghi del reparto informatico di RadiciGroup sono stati una seconda famiglia per Diego. Saputo della sua morte, si sono stretti attorno alla sua famiglia, supportando la moglie anche nel disbrigo di tutte le pratiche burocratiche richieste in questi casi.

«Non so come avrei fatto senza di loro – conclude la 41enne -, sono stati speciali. Sono quasi imbarazzata dall’aver ricevuto così tanto affetto e solidarietà. Dopo aver fatto una piccola cerimonia di addio, secondo il rito della Chiesa evangelica, la salma è stata cremata».

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