La spruzzata di Capodanno più bella che utile: neve ai minimi storici

VALBONDIONE . Gli effetti del rialzo delle temperature in un piccolo spicchio di territorio in Alta Valle Seriana: poca neve e rododendri «bruciati».

Con la fine dell’anno, in alta Val Seriana, è tempo di bilanci. La spruzzata di Capodanno è stata più un regalo per chi ha festeggiato la notte di San Silvestro in quota che non utile a cambiare le sorti del 2023 per quanto riguarda l’apporto di neve che è stato scarso, tra i peggiori di sempre.

Il bilancio della neve nel 2023

Il mese di gennaio del 2023 aveva purtroppo esordito con accumuli di neve assai limitati a causa delle irrisorie nevicate registrate nel mese di dicembre, fattore che indusse poi alcuni comprensori sciistici, una volta concluse le festività, a limitare le aperture giornaliere, tanto per la conservazione del manto nevoso quanto per far fronte ai rincari energetici. Anche con il trascorrere delle settimane la situazione non è cambiata: al rifugio «Campèl» di Lizzola (1.490 metri di quota) il 15 febbraio l’accumulo al suolo era limitato a soli 23 centimetri (era 40 nel 2022, 160 nel 2021 e 32 nel 2020). E sempre alla metà di febbraio le sorgenti della Val Vertova erano in secca (dai dati della stessa amministrazione comunale emerse che, dagli anni Cinquanta, l’anomalia si era verificata in una sola circostanza e comunque non in modo così accentuato).Il rifugio «Mirtillo» sopra Lizzola, la vigilia di Natale

Effetti negativi sulla flora e fauna

Sul fronte botanico la carenza di neve ha portato, come già nell’inverno scorso, a un rinsecchimento di molti rododendri e ginepri. Questi arbusti, venendo infatti a mancare «l’effetto isolante» esercitato dal manto nevoso, hanno subìto la maggior azione traspirante indotta dai raggi solari senza avere però la possibilità di integrare con l’apparato radicale quanto perso. Gli ultimi inverni miti hanno però modificato pure le abitudini di molti animali, in particolare gli stambecchi. Nelle stagioni in cui le nevicate arrivavano con tempistiche e quantitativi ben diversi da quelli attuali, questi ungulati lasciavano infatti in massa le zone del rifugio «Curò» o del «Merelli» al «Coca» per raggiungere i prati di Maslana alla ricerca di cibo. Ora questo comportamento si sta manifestando con minor frequenza proprio per le limitate difficoltà a trovare cibo anche in quota superiore; numerosi studi di settore hanno poi evidenziato un cambiamento dei periodi di attività e riproduzione di alcuni animali nonché l’anticipazione dell’arrivo di molte specie di uccelli migratori.

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Tempo instabile in primavera e estate

L’inizio dell’estate è invece stato caratterizzato da frequenti situazioni di maltempo che hanno limitato le presenze ai rifugi. Queste si sono manifestate talvolta a carattere di nubifragio colpendo le nostre valli in numerose circostanze. L’episodio di fine luglio è risultato particolarmente violento nelle aree montane poiché ha stravolto il tracciato di molti sentieri che intersecavano i torrenti gonfiati a dismisura: sul torrente Venano in Valle di Scalve la furia dell’acqua ha sradicato un ponticello che consentiva di guadarlo, mentre nella zona del «Curò» le acque del torrente Trobio hanno smosso e ricoperto alcuni gabbioni di sassi del peso di diversi quintali, rendendo difficile il passaggio agli escursionisti.

L’omonimo ghiacciaio, l’ultimo perenne presente sulle Orobie bergamasche, ha poi subìto l’ennesimo drastico ridimensionamento; la sua presenza a inizio settembre era ormai limitata a pochi metri cubi di ghiaccio, purtroppo ancora in fase di scioglimento viste le elevate temperature.

A fine ottobre si è registrata una seconda fioritura di alcuni rododendri a 1.300 metri di quota (nella zona delle cascate del Serio) dopo quella già avvenuta a inizio giugno; l’episodio non è nuovo poiché negli ultimi anni si è ripetuto con una certa frequenza, in contrasto al normale ciclo vegetativo della pianta.

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