Schilpario, due pietre di inciampo per ricordare chi disse no al nazifascismo

MEMORIE. Le installazioni sono dedicate a Giacomo Bonomi e Vincenzo Maj, morti nel 1944 nei campi di lavoro tedeschi. Gli studenti hanno ricostruito le loro vicende durante l’inaugurazione alla presenza delle autorità.

«Schilpario è un paese che non dimentica». Così Gianmario Bendotti, assessore alla cultura del Comune scalvino, ha introdotto la mattina del 29 aprile la cerimonia di scoprimento di due nuove pietre d’inciampo. Al termine di un percorso di ricerca, Schilpario ha voluto infatti commemorare due suoi concittadini, morti nel 1944 nei campi di lavoro tedeschi: Giacomo Bonomi e Vincenzo Maj, dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943 scelsero di non arruolarsi nell’esercito nazifascista e andarono incontro all’internamento. Di fronte alle loro abitazioni (a Barzesto e in centro a Schilpario) sono state collocate due piccole pietre, ricoperte d’ottone, che perpetuano il ricordo delle loro storie.

Le armi o la deportazione

Si aggiungono alle due pietre d’inciampo posate lo scorso anno nei pressi del ponte del Buon consiglio in ricordo dei fratelli Simone e Antonio Agoni, anch’essi internati in campi di lavoro tedeschi. «Le loro vicende li accomunano – ha detto l’assessore Bendotti –. Erano giovani che di fronte alla scelta di imbracciare le armi per combattere hanno preferito andare a lavorare nei campi tedeschi, dove venivano trattati peggio degli animali e sono morti tra la fame e la fatica all’età di vent’anni». Nel corso della cerimonia del 29 aprile sono stati protagonisti i ragazzi della scuola secondaria del paese, che in aula hanno svolto un percorso dedicato alla storia dei due internati. Hanno cantato alcune canzoni legate all’esperienza della guerra, hanno ripercorso le vicende biografiche dei due e hanno spiegato il senso delle pietre d’inciampo.

Le pietre di Demnig

«Si tratta di un’opera d’arte internazionale, di cui esistono oltre 70mila esemplari in tutta Europa – ha spiegato uno dei ragazzi –. L ’artista Gunter Demnig ha voluto che fossero un monumento diffuso, grazie al quale non esiste più centro e periferia della memoria». Anche Elisabetta Ruffini, direttrice dell’Isrec di Bergamo, che ha portato avanti questa iniziativa insieme al Comune, ha enfatizzato a più riprese il coinvolgimento delle persone nella conservazione della storia. «Le pietre d’inciampo diventano opere se entrano in dialogo con la comunità e qui si percepisce la cura delle persone per la memoria e per i luoghi – ha detto –. Schilpario con questo gesto ricorda con attenzione e affetto due suoi concittadini».

La cartolina alla sorella

A Barzesto è stata ricordata la storia di Giacomo Bonomi, classe 1923, che da ragazzo svolgeva il mestiere di macellaio. Nel 1942 ha vissuto la leva militare come Alpino; dopo il congedo è stato subito richiamato a Edolo. Nel novembre del ’43 viene catturato e condotto in Germania, a lavorare nello Stalag IVG. Di lui si conserva una cartolina inviata alla sorella Angelina, pochi giorni prima della morte, avvenuta il 23 marzo 1944. In via Torri 37, nel centro di Schilpario, è stata invece ricordata la vicenda di Vincenzo Maj, classe 1922. Dopo il servizio militare in fanteria, è richiamato alle armi nel 1942 e imbarcato per il Montenegro. Nel ‘43 viene fatto prigioniero e immatricolato a Neubrandenburg. Anche di lui si conserva una cartolina inviata al padre. Morì il 6 ottobre 1944. «Con le pietre d’inciampo anche loro fanno così ritorno a casa», ha ricordato ieri Ruffini.

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