Sulle Orobie rifugi cardioprotetti e sempre più tecnologici

IL PROGETTO. Provincia, Cai e Soccorso alpino con l’aiuto del Rotary: insieme per installare colonnine di nuova generazione. L’ultima al Tagliaferri.

Anche il rifugio Nani Tagliaferri, il più alto delle Orobie, è ora cardioprotetto con un dispositivo tecnologicamente all’avanguardia. L’installazione, sabato 12 agosto, si aggiunge a quella avvenuta all’Alpe Corte, nel territorio di Ardesio, lo scorso 24 maggio. A renderla possibile è il progetto «Rifugi Sos», condiviso da Provincia di Bergamo, sezione di Bergamo del Cai e VI delegazione orobica del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico. È realizzato grazie al sostegno della Fondazione Rotary International, in particolare dal club di Clusone, ed è un esempio di come sicurezza, tecnologia e solidarietà possano viaggiare a braccetto per tutelare chi frequenta la montagna.

Ogni nuova colonnina costa quasi 9mila euro

«Il considerevole aumento degli appassionati che frequentano la montagna e le attività all’aria aperta in conseguenza alla pandemia, unita anche alla non completa copertura delle reti telefoniche mobili e la sempre più frequente necessità di richiedere un’assistenza veloce e qualificata – spiega Antonio Gonella, già presidente del Rotary club di Clusone – ha fatto emergere la necessità di ampliare la rete degli apparecchi installati presso tutti i rifugi Cai della Bergamasca e aggiornarne la tecnologia di comunicazione, rendendola sicura e affidabile per garantire la chiamata e l’ascolto 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno». Un passo alla volta. Perché comunque ogni nuova colonnina costa quasi 9mila euro. Ci stanno pensando il Rotary di Clusone insieme ad alcuni sponsor privati e il sostegno del Bim dell’Oglio, il Bim del Serio e il Parco delle Orobie. Così i primi sistemi integrati «Pila», realizzati da Pradella sistemi Srl (sede operativa a Cene), che uniscono in un’unica teca defibrillatori automatici di nuova generazione e interfaccia con telefono analogico di emergenza per chiamare 112 e soccorso alpino, sono già stati installati. Il primo al rifugio Palamonti, in città. Poi, il 25 aprile, all’Alpe Corte e ora al Tagliaferri. «L’obiettivo è di coprire tutti i 18 rifugi del Cai, anche se servirà del tempo – continua Gonella –. Quello collocato all’Alpe Corte, peraltro, è già stato utilizzato».

Con i nuovi strumenti, i Dae, defibrillatori automatici esterni, sono all’interno di una teca ventilata e riscaldata che li protegge da polveri, agenti atmosferici e umidità, con il dispositivo salvavita facilmente accessibile in caso di necessità. Come facilmente accessibile è la posizione della teca stessa, che si trova nel locale invernale dei rifugi e quindi sempre raggiungibile, anche con il rifugio chiuso. «Nella stessa colonnina – dichiara Paolo Valoti del Cai Bergamo – ci sono anche prese Usb per ricaricare i dispositivi utili al soccorso e, in un prossimo futuro, si potranno rilevare dati di carattere ambientale, ma anche medico e sanitario».

Il primato del Cai

Il Cai di Bergamo già nel 2007 ha raggiunto un primato: Bergamo è stata la prima provincia italiana (e probabilmente tra le prime zone al mondo) ad avere dei defibrillatori in tutti i rifugi del Cai, che sono complessivamente undici. I dispositivi arrivarono dal progetto Bergamo Vita. «Nello stesso periodo, nel giro di tre anni, abbiamo dotato tutti i rifugi di telefoni Sos, con due pulsanti, uno per l’emergenza e uno per la segreteria del Soccorso Alpino – racconta l’ex presidente del Cai di Bergamo Paolo Valoti –. L’investimento era stato finanziato dal Rotary Club Città di Bergamo, in particolare per volontà di Franco Tironi». Alla fine dello scorso anno, grazie ad un finanziamento proveniente dal Cai nazionale, tutti questi primi Dae sono stati sostituiti da dispositivi dalla tecnologia più innovativa: sono più leggeri e completamente automatici. È stato proprio uno di questi defibrillatori a salvare la vita ad un uomo di 59 anni, che domenica 6 agosto ha avuto un arresto cardiaco nella zona del rifugio Coca, nel territorio di Valbondione. Il rifugista Fabrizio Gonella è intervenuto prontamente e l’uomo, trasportato al Papa Giovanni di Bergamo, è rimasto in vita e non ha subito danni neurologici.

La capacità di intervento dei rifugisti è infatti un altro tassello fondamentale. «Ogni anno organizziamo un corso, sia per chi è alla prima esperienza sia di aggiornamento per gli altri, e vengono sempre tutti i rifugisti: c’è chi lo ripete ogni anno da ormai parecchi anni» prosegue Valoti.

Merelli e Calvi i prossimi

Adesso l’ulteriore passo avanti sul fronte della sicurezza è rappresentato dalle nuove colonnine, già installate all’Alpe Corte e al Tagliaferri e prossimamente anche al Merelli al Coca e al Calvi. «Con questi nuovi strumenti finanziati dal Rotary Città di Clusone l’innovazione tecnologica approda in quota e si mette a servizio della sicurezza – commenta ancora Valoti –. Speriamo che, grazie ad ulteriori finanziamenti, queste colonnine possano arrivare in tutti i rifugi».

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