Vigili del fuoco di Clusone, dopo 33 anni va in pensione Luigi Scandella

Val Seriana. Il 31 gennaio è stato l’ultimo giorno di lavoro per il responsabile del distaccamento, clusonese doc. «Se lo affronti con lo spirito giusto, questo è il lavoro più bello del mondo. Io lascio, ma sto ancora imparando».

«Quello del vigile del fuoco è il lavoro più bello del mondo». Si racconta Luigi Scandella, responsabile del distaccamento dei vigili del fuoco di Clusone, ieri al suo ultimo giorno di lavoro dopo 33 anni di servizio. Dal 1° febbraio, Scandella, classe 1963, clusonese doc, 60 anni compiuti il 14 gennaio, si godrà la pensione (per sopraggiunti limiti di età) in famiglia con la moglie Luigina, i due figli Anna e Marco e i nipotini, dedicandosi anche alle sue passioni. Nato a Clusone in una casa che si trovava, sessant’anni fa dove ora c’è il campetto in sintetico dell’oratorio, Luigi Scandella è molto conosciuto anche per il suo legame con l’oratorio, come volontario.

Gli inizi

Una passione, quella per i vigili del fuoco, maturata tardi, quando già lavorava nel settore dell’edilizia, negli anni novanta: «Ricordo che stavo ascoltando la radio, Antenna 2, e avevo sentito l’annuncio che cercavano dei vigili del fuoco – racconta –. ai tempi lavoravo per l’impresa F.lli Percassi. Decisi di approfondire e dopo i concorsi e i corsi ho iniziato a lavorare. Era aprile del 1990, prima a Bergamo, poi a Orio e di nuovo a Bergamo, per approdare nel distaccamento di Clusone quando fu inaugurato nel dicembre di 30 anni fa». Trentatre anni di servizio e un lavoro che non stanca mai: «Mi affascinava allora e mi affascina anche oggi – racconta –. Aiutare le persone è gratificante. Entriamo nelle case della gente per aiutarle anche nelle cose più piccole, dal salvataggio di un animale, al soccorso di una persona, un incendio, la ricerca di un disperso o gli incidenti. Affrontando anche momenti difficili come la perdita di una vita».

Un lavoro appassionante

Un lavoro che è un po’ una missione: «Se lo affronti con lo spirito giusto è un lavoro bellissimo, che ti appassiona, il più bello del mondo. Un lavoro vario che richiede di essere costantemente aggiornati, formati, che ti prepara a essere pronto a intervenire in qualsiasi situazione. Dopo trent’anni sto ancora imparando». Un mestiere che in trent’anni è cambiato molto, accompagnando l’evoluzione delle tecnologie, dei materiali di costruzione degli edifici e non solo, dei mezzi e della strumentazione a disposizione dei vigili del fuoco, sempre più preparati. Tanti i ricordi che si affollano nella mente: «Non dimenticherò mai il salvataggio di un uomo, alle Fiorine, che diversi anni fa era rimasto sepolto sotto la terra mentre stava lavorando il terreno. Si era salvato grazie anche alla tempestiva segnalazione e al nostro intervento. E poi il ritrovamento di una signora dispersa in montagna, sopra Gandino. E poi, come Saf, l’intervento al terremoto de L’Aquila, e l’ultima missione durante l’alluvione alle Cinque Terre, e poi i mesi dell’emergenza pandemica, le sanificazioni in paesi deserti».

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