I soldi non fanno la felicità, lo dimostrano le popolazioni indigene

A quanto pare è vero che i soldi non fanno la felicità: lo dimostra uno studio condotto su popolazioni indigene, che affermano di condurre una vita felice e soddisfacente nonostante il bassissimo reddito, con una qualità di vita percepita paragonabile a quella delle società più ricche. La ricerca, guidata dall’Istituto di Scienza e Tecnologia Ambientale dell’Università Autonoma di Barcellona e pubblicata sulla rivista Pnas dell’Accademia delle scienze americana, indica dunque che la correlazione tra reddito e felicità non è universale e che la ricchezza delle economie industrializzate non è fondamentale per una vita soddisfacente.

La maggior parte dei sondaggi globali che misurano la felicità dei cittadini tendono a concentrarsi sulle società più ricche e a trascurare, invece, quelle più piccole e marginali, dove lo scambio di denaro gioca un ruolo minimo nella vita quotidiana e i mezzi di sussistenza dipendono direttamente dalla natura. Per questo motivo, i ricercatori guidati da Eric Galbraith hanno effettuato un sondaggio che ha coinvolto quasi 3.000 persone provenienti da 19 comunità indigene e locali di tutto il mondo. Solo il 64% delle famiglie intervistate dispone di un piccolo reddito in contanti, eppure “molte popolazioni riportano livelli medi di soddisfazione della vita molto elevati – dice Galbraith – con punteggi simili a quelli dei paesi ricchi”.

Il punteggio medio di soddisfazione della vita si è attestato su 6,8 in una scala da 0 a 10. In particolare, quattro delle comunità analizzate hanno riportato punteggi medi superiori a 8, tipici dei paesi scandinavi. “E questo nonostante molte di queste società abbiano sofferto storie di emarginazione e oppressione”, aggiunge il ricercatore. Gli autori dello studio sottolineano, però, che i motivi alla base di questa felicità sono ancora sconosciuti: “Spero che, imparando di più su ciò che rende la vita soddisfacente in queste diverse comunità, si possa aiutare molti altri a condurre vite più felici – conclude Galbraith – affrontando al tempo stesso la crisi della sostenibilità”.

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