Il clima minaccia la più grande riserva ittica degli oceani

Entro la fine del secolo il cambiamento climatico potrebbe ridurre drasticamente le forme di vita presenti nella cosiddetta 'zona crepuscolare' (o mesopelagica) degli oceani: posta tra i 200 e i 1.000 metri di profondità e poco illuminata dai raggi solari, ospita lo stock ittico più grande e meno sfruttato del mondo. A lanciare l'allerta è uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications da un gruppo internazionale di ricerca guidato da Katherine A. Crichton dell'Università di Exeter, nel Regno Unito.

"Sappiamo ancora relativamente poco della zona crepuscolare degli oceani, ma studiando il passato possiamo capire cosa potrà accadere nel futuro", spiega Crichton. Insieme al suo team, composto da paleontologi e modellisti degli oceani, ha esaminato i sedimenti oceanici alla ricerca di resti di antiche forme di vita risalenti a due periodi caldi del passato, corrispondenti a 15 e 50 milioni di anni fa.

"Abbiamo scoperto che la zona crepuscolare non è sempre stata un habitat ricco di vita", afferma il coordinatore dello studio Paul Pearson dell'Università di Cardiff. "In questi periodi caldi, nella zona crepuscolare vivevano molti meno organismi, perché dalle acque superficiali arrivava molto meno cibo". La materia organica veniva infatti degradata rapidamente dai batteri. "La varietà di vita della zona crepuscolare si è evoluta negli ultimi milioni di anni, quando l'acqua degli oceani si è raffreddata abbastanza da agire come un frigorifero, preservando il cibo più a lungo e migliorando le condizioni che hanno permesso alla vita di prosperare", aggiunge Crichton.

Partendo da questi dati, i ricercatori hanno condotto delle simulazioni per valutare i possibili scenari futuri in caso di emissioni di anidride carbonica basse, medie e alte. I risultati dimostrano che per colpa del cambiamento climatico entro la fine del secolo rischiamo di perdere il 20-40% delle forme di vita presenti nella zona crepuscolare. In uno scenario ad alte emissioni, la vita in questa fascia degli oceani potrebbe addirittura scomparire nell'arco di 150 anni, con effetti che potrebbero perdurare per migliaia di anni.

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