Specchi emotivi e pareti smart per le future basi spaziali

Uno specchio robotico che con l'aiuto dell'intelligenza artificiale legge gli stati d'animo, pareti gonfiabili che spostandosi possono garantire la privacy oppure spazi aperti, stampanti 3D capaci di utilizzare i materiali presenti su altri pianeti, laser per solidificare le particelle di sabbia: stanno nascendo oggi, le tecnologie che permetteranno di rendere più accoglienti navette e stazioni spaziali e di costruire in futuro basi su altri pianeti. "Il design può dare un contributo importante all'esplorazione di Luna e Marte", dice all'ANSA il designer e progettista spaziale Raffi Tchakerian, del Dubai Institute of Design and Innovation.

Alcune tecnologie sono già in fase di sperimentazione, come lo specchio robotico selezionato nella Biennale di Shenzhen nel 2019, progettato da Tchakerian in collaborazione ex studenti del Mit Sayjel Vijay Patel e Jie Zhang, e i cui prototipi sono stati installati nella stazione ferroviaria della città cinese. "E' uno specchio - osserva Tchakerian - che riesce a leggere le emozioni con l'aiuto dell'intelligenza artificiale e di una telecamera integrata che scansiona il volto: a seconda di ciò che vede, lo specchio modifica il suo colore per adattarsi allo stato d'animo di chi ha di fronte e può perfino cercare di far sorridere chi è triste o ansioso. In seguito - aggiunge - ho proposto di utilizzare queste tecnologie integrate nelle stazioni spaziali durante le missioni di lunga durata o durante i lunghi viaggi".

Dopo gli studi in Italia, dove ha fatto il dottorato in Aerospace Design all'Università Iuav di Venezia, Tchakerian ha collaborato a lungo con lo studio internazionale di design Architecture and Vision e con gli architetti spaziali Arturo Vittori, fratello dell'ex astronauta dell'Esa Roberto Vittori, e Andreas Vogler, contribuendo a progetti che vanno dai deserti allo spazio. Ora è a capo del laoratorio di Robotica del Dubai Institute of Design and Innovation.

"L'idea - dice il progettista spaziale - è modificare l'ambiente e lo spazio interno per rendere le navette spaziali più accoglienti. La maggior parte dei sistemi spaziali sono monolitici, ma quando più persone vivono in una base i problemi sono imprevedibili. Una possibilità sulla quale lavoriamo sono sistemi flessibili", composti per esempio da compartimenti interni gonfiabili, fibre che si irrigidiscono e materiali intelligenti capaci di dare la privacy o di rendere possibili ambienti più grandi. Per il benessere degli astronauti sono anche allo studio sistemi in grado di spezzare la monotonia che nasce dal trovarsi in un ambiente sempre uguale e nel quale i rumori sono sempre gli stessi: "queste condizioni potrebbero avere un impatto negativo che è importante monitorare".

Il gruppo di Tchakerian sta anche studiando un braccio robotico capace di sollevare 150 chilogrammi: "questo perché - osserva - ci stiamo concentrando sull'utilizzo delle risorse che si trovano sul luogo: quando si mandano robot su altri pianeti, bisogna trovare sul posto il materiale da utilizzare". Ricerche simili fanno parte di un corso di laurea, aggiunge. "Si studia come stampare con la sabbia o con biomateriali, e per ora siamo concentrati su possibili utilizzi sulla Terra. In futuro si potrebbero anche utilizzare laser per solidificare le particelle di sabbia".

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