Fuipiano, nelle Stalle dei Morti
il fieno che riconciliava con l’Aldilà

L’ultimo raccolto non restava ai contadini, veniva portato in due casette e poi messo all’incanto

Ad Arnosto le tracce di un mondo misterioso e magico. L’opera di Lino Invernizzi lo ricorda.

di Paolo Aresi
Restava nel campo l’ultimo covone e non veniva raccolto. Restava sul campo perché il suo spirito restasse legato alla terra, la mantenesse generosa e fertile. Restava sul campo forse perché nessuno voleva tagliare le ultime spighe, o l’ultima erba che diventava fieno perché in qualche modo portare via l’ultimo frutto della terra avrebbe portato sfortuna a quel contadino. La mattina di agosto in cima alla Valle Imagna è nuvolosa, nuvole leggere, come un velo che un po’ nasconde, un po’ lascia passare il sole.

Lino Invernizzi è di Fuipiano, il paese più in alto della valle, che sfiora i mille e duecento metri. Invernizzi insegna Storia dell’arte al liceo scientifico Lussana di Bergamo. Racconta: «James Frazer è un antropologo che ha studiato queste tradizioni che sono soprattutto del Nord Europa, ma che poi si riscontrano in tutti i Paesi, anche qui da noi. Succedeva a Fuipiano che l’ultimo fieno veniva portato nelle “Stalle dei morti” perché venisse poi messo all’incanto. Il ricavato andava alla chiesa. Io penso che esista un legame fra questi aspetti. Le due stalle dove questo fieno veniva accumulato si chiamavano le stalle dei morti. Perché? E proprio qui andava l’ultimo fieno, quello per la chiesa, cioè per l’aspetto religioso, il “sacrificio” per il sovrannaturale. Io alla fine degli Anni Cinquanta ero un bambino, certe cose me le ricordo bene. Era la fine di quel mondo. Ricordo la profonda religiosità che sconfinava nella superstizione, ricordo le tradizioni. Le rogazioni, le processioni che si facevano ai cambi di stagione. Mi ricordo anche quelle processioni che si organizzavano in caso di maltempo, di temporali, oppure di siccità... Allora il parroco con tutta la gente prendeva le reliquie di San Filippo Neri e di San Francesco di Paola e dalla chiesetta di Arnosto le portava in parrocchia e lì restavano fino a quando il tempo non cambiava... Era un mondo magico, diremmo oggi. Quando io ero piccolo, resisteva. Poi, nel giro di pochi anni, si è dissolto».

Stalle dei morti, processioni con le reliquie per invocare la clemenza del tempo. Siamo ad Arnosto, la frazione di Fuipiano che è uno degli esempi più particolari dell’architettura della montagna bergamasca, dove era ospitata la guarnigione veneta perché questa era terra di confine, qui Repubblica Veneta e Ducato di Milano si guardavano in faccia. Un cippo di confine fra Milano e Venezia si trova ancora ad Arnosto, nel punto in cui è stato ricavato un giardinetto, nella pietra è scolpito: «Stato de Milano 1760».

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(10 - Continua. Puntate precedenti 8, 11, 15, 18, 22, 25, 29 luglio e 1, 5 agosto).

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