«Manta» indaga sulle guarnizioni plastiche abbandonate nel lago

TAVERNOLA. Sommozzatori dei carabinieri e ricercatori dell’istituto di Scienze Marine in azione con uno speciale dispositivo per verificare la qualità dell’acqua nella zona del Corno. Il materiale venne depositato oltre 50 anni fa.

Di nuovo al lavoro gli operatori dell’équipe tecnico-scientifica del secondo e ultimo step del piano regionale di indagine ambientale sull’ammasso di guarnizioni industriali che giacciono da oltre mezzo secolo nei fondali del Corno di Tavernola in un canalone ad imbuto rovesciato. Il 4 luglio infatti è stata eseguita l’attività di prelievo dei campioni sia di acqua che di sedimenti e dressene (molluschi di acqua dolce n.d.r.). In azione sei carabinieri subacquei di Genova Voltri al comando del luogotenente Maurizio Gargiulo, gli uomini della Concordia specializzati in questo genere di interventi, che hanno operato in squadra con i ricercatori dell’Istituto di Scienze Marine-Arsenale (Ismar) di Venezia e dell’Istituto di Ricerca sulle Acque (Irsa) di Brugherio.

Gli specialisti in azione

A bordo del gommone dei carabinieri, la ricercatrice Nicoletta Nesto dell’Ismar, assistita a terra dai colleghi Daniele Cassin e Loris Dametto, ha eseguito per una ventina di minuti una serie di strisciate lungo una linea orizzontale circoscritta in precedenza dai sub con transetti. Lo strumento utilizzato per la raccolta delle microplastiche che galleggiano in superficie è il manta, che deve il nome alla sua somiglianza con il grande pesce marino. È infatti dotato di due ali di galleggiamento laterali e di una grande bocca in cui entra l’acqua in un collettore con sacca a filtro nella parte terminale dove si è depositato il materiale, raccolto poi in due grandi barattoli di vetro per le analisi di laboratorio. Le particelle saranno censite per numero, forma e colore al fine di stabilire tipologia del materiale e tossicologia.

Campionamenti e costi

Subito dopo sono intervenuti i ricercatori del Cnr di Irsa, con l’appoggio di tre subacquei per la raccolta dei sedimenti e delle dressene, prelevati a diverse profondità, a trenta, venti e dieci metri: tre prelievi per ciascuno dei tre punti precedentemente individuati. Il materiale collocato in sacche, è stato inviato in superficie con il pallone e scaricato nei barattoli dalla ricercatrice bergamasca dell’Irsa Laura Marziali operativa con la collega Silvia Galafassi. Nove i campioni raccolti per le analisi chimica e tossicologica, eseguite con metodiche diverse dai due istituti, ciò al fine della comparazione dei dati. Riguardo alla quantità del cumulo di rifiuti nel canalone sono ancora in corso verifiche con sonde per misurare lo spessore dei depositi. Tutte le operazioni dell’indagine ambientale - promossa e finanziata con 85mila euro dall’assessorato all’Ambiente e Clima della Regione Lombardia e trasferiti per la gestione all’Autorità di bacino dei Laghi d’Iseo, Endine e Moro (Adb) - sono state filmate dai sommozzatori. Oltre ad essere importante fonte di consultazione per i ricercatori, costituiranno un prezioso manuale per il futuro.

Il sopralluogo dell’assessore regionale

Impegnativa anche la giornata del 5 luglio per i carabinieri subacquei incaricati di prelevare diversi campioni di guarnizioni a profondità e in punti diversi dell’imbuto diviso in quattro sezioni. Sul posto saranno presenti i tecnici di Arpa Lombardia ai quali saranno consegnati per le analisi. In mattinata, intorno alle 10, giungerà in sopralluogo l’assessore regionale bresciano all’Ambiente e Clima Giorgio Maione insieme al presidente di Adb Alessio Rinaldi, sia per monitorare l’andamento delle attività sia per un saluto ai sommozzatori. Prevista anche una visita sul luogo della frana del Monte Saresano con il sindaco Ioris Pezzotti. Maione terrà una conferenza stampa sul battello al largo di Tavernola con cui si recherà in visita anche all’area delle lamette delle Torbiere Sebino.

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