Schianto a Rogno, Sovere sotto choc
E a Pradalunga si piange per Josciua

È ancora in prognosi riservata al «Papa Giovanni XXIII» la nipotina di sei anni di Brunella Corti, la donna di 70 anni morta nello schianto di sabato sulla statale 42 a Rogno. A Pralalunga il dolore della fidanzata di Josciua Algeri, mamma della loro figlia Victoria.

Restano in ospedale (a Lovere e a Brescia) anche l’altra nipote (di quattro anni), il figlio, la nuora e l’anziano marito della donna. Tutti rimasti feriti, in modo più o meno grave, nell’incidente che ha coinvolto tre auto, accaduto mentre i due anziani stavano tornando a Sovere con a bordo le nipotine e i loro genitori: Brunella e il marito erano andati a riprenderli in vari ospedali (Iseo, Chiari ed Esine), perché nel pomeriggio erano rimasti coinvolti in un primo incidente stradale, a Sulzano, sulla sponda bresciana del lago.

La loro auto era rimasta bloccata, quindi i nonni erano andati a prenderli per riportarli a casa. Poi lo schianto su quel tratto della statale 42 che in 10 anni ha registrato una ventina di vittime. Il sindaco di Rogno, Dario Colossi: «Bisogna prendere provvedimenti contro questa strage.

Intanto a Pradalunga dolore immenso per Josciua Algeri, il 21enne morto in sella al suo scooter sabato in via Lunga. A parlare la fidanzata, mamma della loro figlia Victoria. «L’ha scelto Josciua il nome di nostra figlia: aveva deciso di chiamarla Victoria perché l’ha sempre considerata la sua vittoria nella vita» spiega Federica Villa, 21 anni.

Federica, nella casa dei genitori a Stezzano, stringe a sé la piccola: «Tutto quello che Josciua faceva, lo faceva per la nostra Victoria: teneva a lei più di ogni altra cosa, voleva darle quel che riteneva non avesse potuto avere lui». Lui che, dopo anni difficili, ce l’aveva fatta. Ce la stava facendo, dopo il carcere al Beccaria di Milano tra il 2012 e il 2014, dove aveva scontato la sua pena per una rapina. Lì, al «Beccaria», aveva conosciuto la musica e se ne era appassionato, tanto che nel marzo 2014 aveva anche vinto un festival (a Caltanissetta) con il brano scritto da lui intitolato «A testa alta». Si era appassionato anche di cinema, una passione cresciuta così tanto che l’anno scorso era stato scelto come attore protagonista da Claudio Giovannesi, per il film «Fiore» proiettato al Festival di Cannes e candidato a sette David di Donatello.

Racconta di lui anche papà Mauro, distrutto dal dolore per quel figlio perduto e ritrovato. E ora perso per sempre. «Era intelligente e testardo. Aveva una grande passione per la musica, ma quando è uscito dal “Beccaria” si era adattato a fare anche altri lavori per mantenere la sua famiglia: muratore, meccanico.Questa tragedia ce l’ha portato via proprio nel momento in cui stava ritrovando se stesso. Tante volte si comportava con me come un professore: voleva sempre aver ragione, anche se devo ammettere che la maggior parte delle volte era vero...».

Josciua - che si faceva chiamare Josh - aveva frequentato le scuole elementari a Borgo di Terzo, medie e superiori a Trescore dove aveva molti amici, tanto che i funerali verranno celebrati domani proprio nella cittadina termale. Aveva abitato a Cornale di Pradalunga con i genitori, ma da qualche mese viveva da solo a Seriate, mentre la fidanzata a Stezzano, con la figlia e i genitori: «Anche se tra noi ci sono stati momenti difficili li abbiamo sempre superati. Josciua era una persona innamorata della vita. Andavo sempre a trovarlo anche quando era a Milano, poi quando è uscito abbiamo iniziato la nostra vita insieme ed è nata Victoria: era lei la nostra vita», racconta Federica straziata dal dolore.

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