Doccia fredda sulla variante di Zogno
Mancano i documenti, stop al cantiere

Il cantiere doveva ripartire quest’estate, ma è ancora fermo.

La «corsa» per riavviare i lavori alla variante in galleria di Zogno – purtroppo – rallenta. Dopo l’aggiudicazione provvisoria del cantiere alla Collini di Trento (avvenuta a metà dello scorso aprile con un ribasso d’asta del 10,13%, che ha portato la spesa da 24,3 a 21,8 milioni di euro), l’iter è fermo in attesa di documentazione mancante. «Finché le imprese a cui la Collini di fatto ha subappaltato alcuni lavori non presenteranno la documentazione richiesta – spiega Giuliano Capetti, amministratore unico di Ilspa (Infrastrutture lombarde), la società della Regione che ha appaltato i lavori – non potremo firmare il contratto».

Per la ripresa della tanto attesa costruzione della variante di Zogno bisognerà, quindi, attendere la presentazione formale di documenti di cui alcuni riguardanti la compagine sociale di ogni singola azienda subappaltatrice della Collini. Questa impresa, con sede legale a Trento e direzione a Milano, si è aggiudicata, in via provvisoria, la gara d’appalto per il completamento della variante: la base d’asta era di 24,3 milioni di euro per i lavori (su 33,1 complessivi), messi a disposizione da Palazzo Lombardia. Cinque le imprese che, il gennaio scorso, avevano presentato un’offerta ed erano quindi in gara: la «Milesi geometra Sergio» di Gorlago, la Pessina Costruzioni di Roma, la Collini di Trento, il Consorzio Integra società cooperativa di Bologna e il Consorzio Innova società cooperativa anch’essa di Bologna. Dopo l’aggiudicazione provvisoria erano previsti circa due mesi per le verifiche sulla documentazione e per i controlli antimafia. Il cantiere, stando alle previsioni, avrebbe quindi dovuto riaprire quest’estate.

Iniziati nell’estate 2012, i lavori delle gallerie di Zogno (sono già stati spesi 43,6 milioni di euro) sono fermi da quasi cinque anni, dopo che l’impresa Itinera di Tortona (Alessandria), che aveva vinto l’appalto per fare tutta l’opera, aveva abbandonato il cantiere: i fondi a disposizione non sono stati sufficienti. La Regione aveva dovuto trovare altri 33,1 milioni di euro per il completamento (impianti, muri, rotatorie, protezioni). Ma ripartire non è stato facile e soprattutto veloce, considerando che si è fermi dalla fine del 2014. Per (ri)fare la progettazione si è impiegato quasi quattro anni per un lavoro che poi dovrà durare, salvo imprevisti, circa 14 mesi.

L’apertura al traffico era stata prevista entro l’autunno 2020 ma è chiaro che, viste le ultime difficoltà emerse, anche questo termine rischia di subire uno slittamento e di essere portato nel 2021.

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