S. Giovanni Bianco, il futuro dell’ospedale
«E’ malato, lo stiamo curando e guarirà»

I numeri, prima di tutto. I numeri di prima: nel 2015 - ultimo anno con l’ex Azienda ospedaliera di Treviglio - il presidio di San Giovanni Bianco ha perso il 20% del posti letto. Meno 18: in ortopedia 10, in chirurgia 8. Uguale, meno 700-800 ricoveri l’anno.

Poi: la «fuga» del personale. Uno dei tre pediatri prima del passaggio di competenze dell’ospedale della Valle Brembana da Treviglio all’Asst «Papa Giovanni XXIII», ha scelto di traslocare nella Bassa. Ne sono rimasti due. «Merce rara i pediatri» dice Carlo Nicora, direttore generale dell’Azienda socio-sanitaria territoriale di Bergamo. Ieri il direttore ha rotto gli indugi, intervenendo a «regimare» le polemiche che da giorni scendono dalla Val Brembana per far quadrato attorno al presidio, dopo le riduzioni dei servizi e degli orari in vigore da una settimana. Nicora introduce spiegando che l’eredità è «un’eredità con molti problemi, un malato critico, su cui stiamo facendo analisi, indagini diagnostiche per definire le terapie. E, nel frattempo, stiamo già curando».

Un esempio? «In ostetricia e ginecologia mancavano diverse strumentazioni, tra cui l’ecografo». Dov’erano finite? «A Treviglio, come previsto negli accordi» precisa. Altro esempio, che par poco ma dà l’idea: mancavano 270 lampade di emergenza. Il direttore decide di non parlare di euro, dà giusto due numeri: 280 mila euro dalla voce imprevisti del bilancio 2015 dell’Asst sono dedicati a San Giovanni Bianco, mentre altri 150 mila euro vanno investiti per far dialogare i due ospedali. Cosa vuol dire? «Che, per esempio, dai monitor del presidio di valle vengono inviate le radiografie ai monitor di Bergamo: qui, 24 ore su 24, c’è un radiologo che le referta e che reinvia a San Giovanni Bianco dove, precisiamo, di notte sarà presente un tecnico di radiologia anche se non c’è il medico: il medico sarà a Bergamo».

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