Effetto Covid, volontari dimezzati
La paura frena i trasporti «sociali»

In difficoltà i gruppi che portano i malati agli ospedali. In Valle Imagna volontari dimezzati.

Bloccati. In sofferenza. Hanno macinato milioni di chilometri, regalato sicurezza e un sorriso a tante persone fragili e ora – è uno dei tanti effetti di questa pandemia che sembra non finire mai – il prezioso servizio che hanno garantito alla collettività per anni, cede il passo alla prudenza, alla paura.

Sono tanti i gruppi di volontariato, nella Bergamasca, attivi nel trasporto sociale e verso le strutture ospedaliere. Migliaia di persone in tutto che, in cambio di una pacca sulla spalla – il rimborso dato dalle famiglie finisce diretto nelle casse delle singole associazioni, per coprire parte delle spese sostenute – si mettono al volante di auto e pulmini e trasportano persone disabili, anziani non autosufficienti o semplicemente senza un autista «congiunto», dai quattro angoli della provincia verso centri diurni, cliniche e ambulatori.

Il caso emblematico

Il Covid-19 ci ha messo un freno, complici l’età e la paura. Un caso su tutti: i «Volontari Assistenza domiciliare Valle Imagna», età media 70 anni, erano «90 prima del Covid, ora siamo rimasti in 45», fa i conti sconsolato il presidente Osvaldo Peroni, di Capizzone. E, va da sé, i viaggi garantiti fino a otto mesi fa non si possono più fare tutti: tagliati. Stop al trasporto dei dializzati, «abbiamo deciso di fermarci perché è un trasporto sanitario e noi non abbiamo una formazione specifica», spiega Peroni. Stop soprattutto ai viaggi verso gli ospedali: «I nostri volontari hanno paura – continua –, in realtà sono più le loro famiglie a premere perchè non facciano più servizi» e così, oltre ad aver perso la metà di autisti e accompagnatori, s’è tagliato il capitolo ospedaliero. E a piedi sono rimasti i tanti valdimagnini che si affidavano all’associazione nata nel 1999 proprio con la mission di garantire «trasporto e accompagnamento per visite specialistiche, cure, riabilitazioni, dialisi presso le principali strutture ospedaliere della Lombardia», si legge nello statuto. Un virus invisibile ha stravolto i piani: ora il gruppo limita i trasporti solo ai disabili verso i centri diurni e le scuole: dai 20-30 viaggi al giorno per 5 giorni la settimana, si è quindi passati a 5, massimo 10. Le cinque autovetture dell’associazione sono quindi ferme in garage, «mentre sono in servizio i 3 pulmini e tre Doblò attrezzati con pedana.

Chi si fa da parte

Più ridotti ma comunque evidenti i timori all’interno dei «Volontari per l’assistenza Onlus» di Villa di Serio: «Siamo 47 volontari di cui 22 si occupano del trasporto – spiega la presidente Carmen Testa –. Con l’emergenza sanitaria, però, sei di loro si sono messi in pausa: la paura è tanta», ancora più forte se ti è passata vicino. Come i Volontari Assistenza domiciliare Valle Imagna piangono uno di loro, morto nei giorni in cui esplodeva l’emergenza, anche l’associazione villese ha infatti perso la sua vicepresidente, Irma Madonna, già assessore e attivissima nel mondo associazionistico, portata via dal virus il 10 marzo. E anche nel suo ricordo, i volontari rimasti in servizio fanno i salti mortali per soddisfare tutte le richieste.

Per tutti, dalle valli alla pianura, il minimo comune denominatore fatto di difficoltà unite a tempi e costi maggiori per le operazioni di sanificazione dei mezzi e il taglio alla capienza dei mezzi. «Autisti ne abbiamo, ma andiamo avanti a stento – spiega Ennio Radaelli, presidente di Filo Diretto di Villa d’Almé –. Siamo rimasti in 25, tre di noi si sono ammalati e non se la sentono più di essere attivi». Ma il gruppo ha sempre comunque garantito il trasporto dei tre concittadini che per tre giorni la settimana devono raggiungere chi il papa Giovanni XXIII chi il Policlinico di Ponte San Pietro per la dialisi, «oltre a 7 ragazzi disabili, con i distanziamenti del caso».

I pazienti oncologici

Fermi per prudenza anche gli autisti (una ventina su 102 soci) degli «Amici dell’Oncologia», attivi nel trasporto di pazienti oncologici delle Valli Seriana e Cavallina verso gli ospedali dell’Asst Bergamo Est. «Il servizio di trasporto come pure quello all’interno degli ospedali di Seriate, Alzano e Piario è stato sospeso all’inizio dell’emergenza sanitaria e non ancora riattivato – spiega Andrea Bertini, l’ex presidente dell’associazione ora guidata dal dottor Roberto Keim, primario della Rianimazione e del Pronto soccorso a Seriate –: finché non avremo l’ok della direzione sanitaria a poter ricominciare, stiamo fermi». E per visite, tac e sedute di chemioterapia, i pazienti si devono arrangiare diversamente: «È un grande problema, per chi non ha parenti disponibili a sostituirsi a noi che avevamo una media di 50 mila chilometri e 900 trasporti all’anno» commenta Bertini aggiungendo che «anche la nostra casa di Alzano, a disposizione gratuitamente dei pazienti che arrivano da lontano, resta chiusa. In questi mesi non sono solo i malati di Covid a soffrire».

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