Il cordoglio di tutta la Bergamasca
«Ha raccontato la nostra storia»

Aveva ricevuto la cittadinanza onoraria da Bergamo nel 1997, Treviglio nel 2003, da Sotto il Monte nel 2013. «Poeta del Papa e della Bergamasca» è stato definito, il dolore di tutto un territorio.

«La malattia inesorabile degli ultimi anni ha avuto la meglio, ma la sua ineguagliabile poesia cinematografica vivrà per sempre nei suoi capolavori». La Val Gandino ricorda così Ermanno Olmi che da tempo viveva ad Asiago. Qui arrivò per vacanza e si stabilì nella casa a poca distanza da quella dello scrittore Mario Rigoni Stern, di cui divenne grande amico.

«La morte di Ermanno Olmi ci riempie di tristezza. I bergamaschi di ogni generazione saranno sempre amici e grati ad una persona che con le sue opere e il suo stile ha saputo parlare e rappresentare la sua e la nostra terra»:così lo ricorda Matteo Rossi, presidente della Provincia di Bergamo. «Olmi ci ha ricordato sempre che le persone vengono prima di ogni egoismo e di ogni forma di profitto – prosegue Rossi –. Proprio durante lo scorso G7 dell’agricoltura tenutosi in città, ci era sembrato naturale proiettare “l’Albero degli zoccoli”, consapevoli di come nel messaggio del regista il rapporto tra l’uomo e la natura non fosse solo un elemento relativo al passato e all’identità, ma un tema capace di ispirare nuove politiche e nuove scelte economiche che mettessero al centro l’uomo e non solo il mercato». La Provincia ha da poco inaugurato una serie di iniziative per il quarantesimo della premiazione del film: «Stavamo coltivando il sogno di avere il maestro Olmi in mezzo a noi, per fargli sentire ancora una volta l’affetto della sua gente. Purtroppo non sarà possibile, ma il percorso messo in atto e il docufilm in preparazione assumono ancor più valore e rilevanza per tramandare la vita e le opere del maestro alle generazioni future».

Nella sua carriera Olmi ha vinto due leoni d’oro a Venezia, la Palma d’Oro a Cannes, più volte il Nastro d’Argento ed il David di Donatello, il Pardo d’onore a Locarno. A legarlo all’affetto di tutti è stato soprattutto il film «L’Albero degli Zoccoli» girato nelle campagne bergamasche quarant’anni fa per ripercorrere la storia di alcune famiglie contadine alla fine dell’800.

Legato alla terra bergamasca anche, negli anni ’60, il film «E Venne un Uomo» dedicato a Papa Giovanni XXIII, cui parteciparono attori e figuranti della Val Gandino. «Nell’estate del 1964, per rappresentare alcune figure della vita di Giovanni XXIII, furono scelti alcuni attori grazie al rapporto di amicizia che legava Olmi a don Emilio Majer (pure scomparso di recente) curato presso l’Oratorio di Gandino e poi delegato diocesano per le attività cinematografiche - spiegano dal Comune di Gandino -. Le riprese iniziarono il 6 ottobre del 1964 e si conclusero dopo poche settimane. La prima del film, al Cinema Rubini di Bergamo, fu un vero evento. Rita Bertocchi di Gandino ebbe il ruolo di madre di Papa Giovanni, mentre Pietro Gelmi di Leffe ebbe il ruolo del papà, Batistì Roncalli. Antonio Bertocchi fu prescelto per la parte dello zio Zaverio, Antonio Rottigni per quella di Don Pietro (il parroco di Carvico insegnante di latino). Ad essi si aggiunsero anche Florinda Sugliani, Lucia Moro, Bianca Bertocchi, Alfredo Capponi e Andrea Spampatti, cui (nel film) il futuro Papa rubava le zucche».

Anche il sindaco di Bergamo ricorda Olmi: «Un ultimo affettuoso saluto a Ermanno Olmi - scrive Giorgio Gori -, figlio illustre di Bergamo, che di questa terra ha splendidamente raccontato le radici contadine, i valori, la fatica e la dignità».

Anche la Regione Lombardia ricorda il bergamasco: «Ci ha lasciati un grande lombardo, un regista che ha saputo raccontare con inarrivabile cifra stilistica i territori della nostra regione, le comunità che l’hanno resa unica in Italia e nel mondo per la devozione al lavoro» commenta Attilio Fontana, presidente della Lombardia. «La gratitudine che i lombardi gli hanno voluto dimostrare - ha aggiunto il presidente - può essere sintetizzata anche con la consegna del nostro riconoscimento più alto, la “Rosa Camuna”, attribuitogli lo scorso anno».

«Ha fatto conoscere Bergamo nel mondo e con l’Albero degli zoccoli ci ha regalato un capolavoro da tramandare alle future generazioni per non dimenticare chi siamo e da dove veniamo - commenta il senatore leghista Daniele Belotti -. È un amaro destino che il grande Ermanno Olmi sia scomparso proprio a pochi giorni dal 40° anniversario della Palma d’oro al Festival di Cannes. Sarebbe utile che in questi giorni per ricordarlo fosse proiettato in tutte le scuole bergamasche il suo film simbolo».

«Una grande perdita per il cinema e per la nostra città – dichiara anche la deputata Pd, Elena Carnevali –. Il suo sguardo ha saputo raccontare in maniera unica e geniale il mondo contadino. Olmi era molto legato a Bergamo, la sua terra d’origine. La sua carriera e i suoi lavori sono stati al centro di numerose iniziative di valorizzazione da parte del Comune, giusto tributo all’artista e all’uomo che ha esaltato gli umili e i semplici».

«Con Ermanno Olmi se ne va un grande maestro del cinema italiano, orgoglio della terra bergamasca» ha poi detto Lara Magoni, assessore al Turismo, marketing territoriale e moda di Regione Lombardia. «Il mio primo ricordo del maestro Ermanno Olmi - continua Magoni - risale agli anni di scuola, quando nel 1986 insieme ai miei compagni dell’istituto Romero di Albino come uscita ufficiale andammo tutti al cinema per vedere il film “L’albero degli zoccoli”. Una pellicola illuminante, che mi rese fiera di essere bergamasca e mi fece respirare l’aria e le tradizioni di una terra contadina e laboriosa appartenuta anche alla mia famiglia». E prosegue: «Grazie all’opera del grande regista, la mia città è conosciuta in tutto il mondo: Olmi ne ha saputo valorizzare virtù e pregi con un tocco unico di classe e poesia», conclude l’esponente di Fratelli d’Italia.

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