La Val Seriana è pronta a ripartire
Ma tra le aziende c’è molta prudenza

La prudenza non è mai troppa e pare un paradosso, se a dirlo sono imprenditori che hanno perso milioni di euro in pochi mesi.

Contratti annullati, aziende chiuse, lavoratori in casa integrazione e poi chissà: «Anche quando si riaprirà la domanda vera è: ma ci sarà lavoro»? si chiedono.Qui bassa Valle Seriana, la zona rossa prima esorcizzata, mai istituita e poi rimpianta. Intanto il coronavirus ha fatto i danni che ha fatto e ora che il 4 maggio pare vicino, la fase 2 della riapertura delle aziende la si aspetta a braccia aperte, con una certa prudenza, però. Pronti sono pronti, gli imprenditori di Alzano, Nembro, Albino e via confinando: sanificazioni effettuate, dpi a disposizione e uffici e reparti riorganizzati. Ma «prima la salute».

La pensano così alla Polini motori che ad Alzano produce e commercializza parti tecniche per scooter e motociclette. Si è fermata l’11 marzo, «ben prima del decreto - precisa Saimon Polini, responsabile marketing dell’azienda di famiglia -. Non era più sostenibile, si doveva agire subito e così abbiamo chiuso, per salvaguardare la salute nostra e dei nostri dipendenti».Intanto si guarda al futuro, ma la salute prima di tutto: «Da venerdì la nostra azienda ha iniziato a consegnare a tutti i dipendenti, una settantina, il test rapido pungidito per la rivelazione di anticorpi Igg-Igm Covid-19 - prosegue Polini -, oltre a tutte le procedure come da protocollo che abbiamo già attivato prima della chiusura. Ho la famiglia a Taiwan, ho vissuto questo problema in anticipo: già a fine gennaio ho dato l’input di comprare le mascherine e a inizio marzo, quando si stava movimentando tutto, le avevamo già». All’inizio di aprile una parziale riapertura, «con una forza lavoro del 10 per cento, anche perché molti ordini erano stati annullati. È stata poi aperta l’area commerciale limitata al 35 per cento del personale in ufficio con mascherine, prova della temperatura, sanificazione settimanale degli ambienti, guanti». Per il resto - attrezzeria, produzione reparto tecnico e motori elettrici -, tutto fermo.

E ora? «Seguiremo le direttive che ci daranno - risponde Polini -, capiamo la serietà del problema che ci ha sommersi e che va risolto: prima viene la salute delle persone. È logico che adesso bisogna cominciare a parlare di riapertura, ma ora come ora non abbiamo ordini tali da portare in azienda tutto il personale. Il problema è che sì, si riapre, ma c’è lavoro?». Saimon Polini non vede la famiglia da due mesi e mezzo: la moglie Amy e la loro figlia Ashley di un anno e sette mesi sono rimaste a Taiwan, «dovevo tornare da loro a fine marzo per una fiera, ma è stato tutto annullato. Diciamo che il virus mi sta rincorrendo: ho usato da subito tutti gli accorgimenti necessari per non prenderlo, modificando i miei voli per non passare da Hong Kong, e con il test risulto negativo e non ho mai avuto sintomi» mentre «se conto i morti intorno a noi, ho finito le lacrime».

Pronto al 4 maggio anche Pierino Persico, presidente della Persico Spa di Luna Rossa e molto più: «Abbiamo già attuato la sanificazione 15 giorni fa, organizzato due volte al giorno la pulizia dei reparti e faremo turni di 6 ore, in modo da avere sempre meno persone in contemporanea. Inoltre stiamo studiando come scomporre gli uffici perché finora non ci abbiamo più messo piede». La Persico di Nembro infatti ha chiuso «completamente una settimana prima del decreto, mentre 15 giorni prima avevamo al lavoro il 25 per cento dei dipendenti su due turni - prosegue Persico -: su 40 mila metri quadrati eravamo 100 persone anziché 400, proprio per mantenere le distanze». C’è poi lo smart working: «Il 49 per cento dei dipendenti, tecnici, progettisti e softwaristi, dal 6 marzo continuano a lavorare da casa». Va da sé che la riapertura la si invoca come aria fresca: «Abbiamo alle spalle due mesi senza fatturato, ordini cancellati per milioni - sintetizza Persico - e qualcuno ci ha chiesto già le penali, richiedendoci i massimali della nostra assicurazione per capire quanto chiederci per le ritardate consegne».

Ad Albino la Nicoli Autotrasporti si dice pronta ad abbassare il freno, ma chissà. «Speravamo in una svolta questa settimana - spiega Fausto Nicoli -, in realtà ho visto che siamo ripartiti tra il 5 e il 10 per cento e grosse previsioni non ne abbiamo. Siamo praticamente fermi, abbiamo in strada meno di 20 mezzi e non vediamo grosse prospettive. Speriamo che il 4 maggio ci sia la riapertura globale delle attività per cominciare a scalare la montagna e iniziare almeno al 70 per cento. Certo, molte ditte non sanno come ricominciare, perché di aiuti non ne sono arrivati. Noi per primi dalla fine di marzo abbiamo subìto molti insoluti che si quintuplicano ad aprile». Mascherine per gli autisti ci sono: «Fortunatamente abbiamo anche “Faro Store” che ha cominciato a commercializzare le mascherine, e presto igienizzeremo i mezzi».

Luca Garancini, condirettore generale della Cugini Spa di Nembro pensa che «la salute di tutti sia prioritaria; il governo e i suoi consulenti dovranno trovare il giusto compromesso tra un rischio ragionevole e una data di ripartenza delle aziende senza arrivare a distruggere completamente il tessuto industriale, che ha già subìto un colpo durissimo. Altrimenti i danni che provocherà la crisi economica potranno essere anche più gravi di quelli causati dall’emergenza sanitaria». Intanto in Cugini dal 14 aprile si sta lavorando «a ranghi ridottissimi per soddisfare attività in settori che non si sono mai fermati, fornendo materiali in particolare nel settore della costruzione di strade e nel trattamento dei rifiuti».

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