Mario Merelli, l’alpinista generoso
Fu eroico in quota, ma anche nella vita

Ci sono certi volti che ti si piantano dentro il cuore e difficilmente li dimentichi, anche se il tempo passa. È così per Mario Merelli, l’alpinista bergamasco scomparso il 18 gennaio di 5 anni fa.

Sarà per quelle sue imprese che ancora sanno di eroico, come la salita di dieci ottomila, con due giganti «bissati», come nel caso dell’Everest e dello Shisha Pangma. Sarà per quel suo modo di parlare, calmo e filosoficamente concreto. Sarà per quella sua disponibilità ad ascoltare; per quel suo stile schietto, modesto; quel suo altruismo genuino. Quella sua straordinaria «normalità».

Sta di fatto che per tutti – coloro che l’hanno conosciuto ma non solo – Mario è ancora vivo. E lo testimoniano le varie iniziative volute in questi anni in suo onore: dall’installazione sul Monte Bronzone alla rosa dei venti al Passo della Manina, dall’intitolazione del Rifugio al Coca e del Centro sportivo di Vertova alla denominazione di una via in comune di Terno d’Isola, passando per serate alpinistiche finalizzate alla raccolta fondi per l’ospedale Kalika: un presidio sanitario nella poverissima regione nepalese, che Mario aveva sognato insieme all’amico Marco Zaffaroni, oggi impegnato nel portare avanti quel progetto nel Dolpo. «In tanti – racconta la sorella Raffaella – ci contattano, ci danno del denaro per l’ospedale. Nel nostro dolore siamo commossi da questa generosità. Ad Albino qualche mese fa gli amministratori hanno rinunciato al gettone di presenza ad una seduta del consiglio comunale per aiutare l’ospedale. Sono segni bellissimi e ci fanno sentire Mario ancora vivo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA