Turchia, la testimonianza di un bergamasco: «Così mi sono salvato dal terremoto»

Il sisma. Marcello Carbone, tecnico meccanico di Villa d’Ogna, si trovava per lavoro nel Sud del Paese. La fuga a piedi e il volo di fortuna per Istanbul. «Tremava tutto, calcinacci dal soffitto. Ho rischiato anche l’ipotermia».

Mentre racconta si emoziona e appare ancora scosso. Marcello Carbone, 54 anni, laziale di origine ma che da anni vive a Villa d’Ogna, in Valle Seriana, è scampato per ben due volte alla morte in Turchia: salvo in seguito alla scossa di terremoto, ha poi rischiato di morire per ipotermia. Ma, quasi miracolosamente, grazie anche alla sua esperienza pluriennale maturata come volontario della Protezione civile di Clusone, si è salvato, ed ora è tornato a Villa d’Ogna, tra i suoi cari. Carbone ha girato mezzo mondo come tecnico meccanico nel settore dei macchinari per il tessile. Da gennaio si trovava per lavoro nella città di Kahramanmaras, nel Sud della Turchia, popolosa città che è stata l’epicentro della scossa di terremoto che l’ha in buona parte rasa al suolo, provocando la morte di oltre di oltre 25mila dei suoi abitanti.

«Erano circa le 4 di lunedì 6 febbraio – racconta Carbone – quando si è verificata la potente scossa tellurica. Stavo dormendo in una stanza del terzo piano dell’Hotel Clarion quando sono stato catapultato fuori dal letto e sbattuto contro una parete. Tutto tremava, terribile il rumore della scossa, quasi fosse l’urlo della Terra. Inizialmente non ho capito di cosa si trattasse. Poi, resomi conti di quanto stava accadendo, mi sono vestito in tutta fretta e ho cercato le scale per uscire all’aperto e salvarmi. Dal soffitto cadevano calcinacci, le scale per fortuna non erano crollate e con altri ospiti dell’hotel, dopo aver liberato la porta di uscita ingombra di calcinacci, sono uscito in strada».

E ancora: «Fuori pioveva forte e faceva molto freddo. Per fortuna mi ero vestito, ma parecchi ospiti dell’albergo erano in pigiama, tutti abbiamo rischiato di morire per ipotermia. Ci siamo messi sotto un albero, ma intanto il freddo era sempre più pungente e per questo, con legna raccolta, ho acceso un fuoco che solo in parte ci ha confortato».

Carbone in albergo ha lasciato le valigie – la sua casa quando è all’estero – contenenti anche il passaporto e due fedi. «Le avevo acquistate – dice – perché volevo fare una sorpresa alla mia compagna Sabina, chiedendole di sposarmi al mio ritorno. Difficilmente potrò recuperare il tutto. Per fortuna ho salvato il portafogli nel quale avevo contanti, sempre legato a me da una catenella, per evitare che me lo rubino. Con il denaro contanti ho così potuto comprare del vestiario e tutto ciò di cui avevo bisogno».

Continua Carbone: «Intorno a noi la città era irriconoscibile: tutti i palazzi sbriciolati, persone morte o disperate che cercavano i loro cari scavando con le mani tra le macerie, prima che giungessero, come poi è avvenuto con una certa rapidità, i mezzi di soccorso statali e del volontariato. A un certo punto ci siamo mossi per raggiungere, percorrendo 8 chilometri a piedi, una palazzina che ospitava l’ufficio di uno dei clienti dell’hotel, ma l’abbiamo trovata distrutta. Nei suoi pressi c’era una casetta in legno, intatta. Abbiamo forzato la porta e siamo entrati, accendendo altro fuoco per asciugarci. Più volte ho tentato di telefonare alla mia compagna e ai nostri quattro figli per far loro sapere che ero vivo. Tutto inutile, i ripetitori erano stati distrutti. Solo dopo diverse ore sono riuscito a mettermi in contatto con la mia compagna per dirle che mi ero salvato. Una grande felicità tra le lacrime».

Il ritorno

A un certo punto la fortuna gli ha arriso: «Aggregandomi a un gruppo di operatori svizzeri – prosegue – sono riuscito a raggiungere la città di Kayseri, nel centro-nord della Turchia. Con un biglietto prenotato dall’azienda per cui lavoro, avvertita dagli operatori svizzeri, ho raggiunto in aereo Istanbul e infine, da lì, l’Italia».

A Villa d’Ogna tante le persone contente per come è andata a Carbone. Il responsabile della Protezione civile di Clusone, Marcello Savoldelli, ha dichiarato: «Siamo oltremodo felici per il ritorno di Carbone. Da anni è un volontario efficiente della nostra Protezione civile. Lo ringraziamo per quanto fatto, gli auguriamo di riprendersi presto dallo choc subito e lo attendiamo presto tra noi».

Prosegue intanto la raccolta fondi della Caritas Diocesana Bergamasca per rispondere alle emergenze aperte dal terremoto in Turchia e Siria: nel grafico qui sopra, tutti i dettagli per poter donare un aiuto concreto.

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