Val Dossana e Val del Riso, il rilancio
parte anche dai formaggi d’alpeggio

Sui pascoli che vanno dal monte Vaccaro al monte Grem, al pascolo della Forcella, del Fop, di Leten, Camplano e Valmora, «nascono» formaggi unici. E, tutt’intorno, una vastissima estensione pascoliva con baite, sorgenti d’acqua, sentieri per le escursioni, miniere dismesse, una flora e una fauna di prim’ordine. Tutti elementi che, se valorizzati, iniseme alla produzione di formaggi di qualità potranno incentivare anche una forma di turismo escursionistico in grado di creare posti di lavoro per la popolazione.

Valorizzare la produzione del formaggio di monte prodotto sui vasti pascoli di Ponte Nossa, Premolo, Parre, Gorno e Oneta, creando un protocollo di produzione, ma lasciando inalterate le modalità che gli alpeggiatori da sempre seguono per la caseificazione. Questi gli obiettivi dello studio di fattibilità per la «Creazione di una rete di produzione e valorizzazione del formaggio d’alpeggio in Val Dossana e Val del Riso», presentato il 10 maggio nei locali della Comunità montana di Clusone.

Formaggi di buona qualità, pur se differenti per forma, consistenza, tipo di invecchiamento, aroma. Formaggi che dovranno comunque mantenere anche in futuro le rispettive diversità, a seconda dell’alpeggio e dell’antica «sapienza» con cui vengono prodotti. Latte, caglio e sale sono gli unici ingredienti contemplati nello studio, che si sofferma anche sul «giusto prezzo» di vendita, cioè più remunerativo per i produttori, come avviene, ad esempio, in Trentino. Nel corso dell’incontro si è anche accennato al fatto che la stagionatura dei formaggi possa essere effettuata in gallerie di miniere dismesse.

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