Vandali 14enni a Nembro
Pentiti, riparano la chiesa

Gruppo di quattordicenni prima sfregia l’edificio di culto. Scoperti, accettano di sistemarlo coi volontari che lo rimisero a nuovo.

La via del perdono, della redenzione pensando a riparare il danno fatto. È quanto successo a un gruppo di 14enni che dopo aver sfregiato un luogo di culto dall’esterno, hanno fatto mea culpa e si sono offerti volontari per sistemarlo, proprio insieme a chi tre anni fa fu protagonista della sua ristrutturazione.

A Nembro, nello scorso weekend, un gruppo di volontari da anni impegnati alla sistemazione di luoghi di culto, zone verdi e sentieri, si sono ritrovati una brutta sorpresa: la chiesa di San Pietro, ai piedi della salita che conduce a Selvino, è stata presa d’assalto dai vandali. In poco tempo è stata rotta la porta del bagno, demolita parte della staccionata, sono stati levati i coppi di copertura dal tetto, hanno tentato di forzare il portone, distrutto i tavoli in cemento, dato fuoco ai legni della staccionata e distrutto il lampione sotto il campanile. Il luogo è frequentato da tempo da pre adolescenti e ha un unico accesso dalla strada principale che porta in Selvino: il gruppo di ragazzi frequenta l’oratorio di Nembro e la voce è giunta sia all’educatrice sia a don Matteo Cella, curato di Nembro.

I ragazzi non sono stati denunciati, ma si sono offerti di sistemare il danno creato, a cui stanno provvedendo in questi giorni, in compagnia degli «Amici della montagna», un gruppo di volontari nembresi e dei paesi vicini, che tre anni fa ha provveduto a dare un volto nuovo alla chiesa. Nessun rancore nonostante il grosso dispiacere: questa volta ha vinto la voglia di redenzione dei giovani, a cui la lezione sarà sicuramente servita, vedendo da vicino quanto lavoro serve per una chiesetta immersa nel bosco, la cui scalinata naturale è stata devastata di recente dai cinghiali presenti ormai alle porte del paese.

Una storia affascinante quella della chiesetta di San Pietro, sorta nel 1415: in visita a Nembro, San Bernardino da Siena suggerì alla famiglia Suardi, che in loco aveva un proprio castello, di fare come la famiglia Vitalba, che demolisse il suo per creare quello che sarebbe diventato il santuario della Madonna dello Zuccarello. Sui ruderi di quel castello del mille nacque la chiesa di San Pietro, il cui destino è stato segnato anche negli ultimi decenni: all’interno della stessa sono spariti ben 11 quadri, lampade, calici, reliquari, pissidi in diversi furti che hanno costretto la comunità a dotarla di un sistema d’antifurto interno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA