«Vi racconto il grande silenzio»: un libro sul Covid in Val Gandino

Casnigo Flavio Moro durante la pandemia diventò famoso per una sua lettera al NYTimes. Oggi torna a quei giorni, quando finì in ospedale, per cercare di dare un senso a quel dolore.

«Non ho la pretesa di descrivere la pandemia, né di giudicare gli episodi che l’hanno caratterizzata, ma di raccontare come l’ho vissuta da dentro, cioè come appariva una fetta di mondo ai miei occhi mentre lo osservavo con uno sguardo completamente diverso rispetto a quello con cui, per oltre mezzo secolo, avevo indagato e percepito la vita che mi scorreva attorno».

È con queste parole che Flavio Moro, classe 1954, di Casnigo, espone le sue intenzioni nella premessa del suo ultimo libro «Il grande silenzio» . L’opera, disponibile già da qualche giorno in varie edicole e cartolerie dei cinque comuni della Val Gandino, racconta i mesi più bui del 2020 vissuti da Flavio, che il Covid l’ha provato sulla sua pelle, insieme ai tragici addii di alcuni amici e conoscenti. Moro già durante il lockdown aveva descritto la sua esperienza in una toccante lettera che ha fatto il giro del mondo e e la sua storia è stata raccontata sulle pagine del New York Times e sul primo canale della Tv tedesca.

«Il mio mémoire»

«È una storia che parte dalla mia esperienza – spiega l’autore – e si estende alla Val Gandino e alla Val Seriana, ma anche a tutta l’Italia. Il libro, che è scritto in prima persona e al tempo presente, si colloca in quel genere che i francesi chiamano “mémoire”».

«Gli eventi sono riportati in ordine cronologico, ma ci sono anche dei flashback perché alcune situazioni mi hanno ricordato certi episodi d’infanzia»

«Penso che, se togliessimo il mio nome dalla copertina, il libro potrebbe averlo scritto qualsiasi abitante della Val Seriana –dice Flavio –. Nello scrivere mi sono sentito molto vicino ai miei compaesani, che nel leggere spero ritrovino le proprie esperienze».

«I miei giorni in ospedale»

Il racconto va dalla fine di febbraio all’agosto di quel tragico 2020, e comprende il ricovero dell’autore e quello di altri cinque ammalati a lui cari: «Sono stato una settimana in ospedale – ricorda Flavio –. Non sono arrivato ad essere intubato, ma ho convissuto con persone che sono state intubate e che sono poi morte . Il giorno prima erano compagni di stanza, amici, il giorno dopo sparivano. Nella stanza accanto c’era un mio amico d’infanzia. Ci salutavamo tramite un infermiere: “Ok, finita la pandemia ci troviamo a mangiare una pizza tutti insieme”, ci dicevamo. Quando venni dimesso, dopo un paio d’ore mia moglie mi riferì che era morto. L’avevo salutato quella stessa mattina, non ci potevo credere».

Nelle sue pagine, Flavio racconta anche di un altro suo caro amico e di altre tre persone. Tra loro c’è don Giuseppe Berardelli, l’arciprete di Casnigo . «Noi parrocchiani lo abbiamo sempre amato - continua Moro –. Il suo saluto era sempre “pace e bene”, ma quando vedeva me aggiungeva: “Mi raccomando, scrivi!”. Per me “Il grande silenzio” è una promessa mantenuta».

Infine, gli ultimi due protagonisti sono giovani che a fine febbraio di due anni fa avevano aiutato lo scrittore a realizzare in oratorio una rappresentazione basata su un suo racconto sulla Shoah. «Cristian Persico aveva 36 anni, Emiliano Perani solo 34. A Casnigo purtroppo sono morti molti giovani».

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