Vivo dopo il lager, cantò con Pavarotti: premiato l’alpino Marino Schiavi - Video

Il paese di Onore ha premiato domenica 7 novembre il più anziano del paese, l’alpino Marino Schiavi, classe 1924.

Onore ha premiato domenica 7 novembre il più anziano del paese, l’alpino Marino Schiavi, classe 1924 che compirà 97 anni martedì 9 . Sopravvissuto al campo di concentramento di Hammerstein, in Germania, e trasferito in Ucraina, dopo la liberazione ha lavorato in Svizzera come muratore di giorno e cantante di opera la sera, esibendosi anche con Luciano Pavarotti e Placido Domingo. La premiazione è avvenuta domenica mattina durante le celebrazioni per Festa dell’Unità nazionale e delle Forze armate: dopo la Messa, il discorso del sindaco Michele Schiavi e la consegna di una targa e un mazzo di fiori, Marino ha cantato «La Vergine degli Angeli». La commemorazione si è poi spostata davanti al Monumento ai Caduti in guerra e sul lavoro. È stato anche inaugurato un Monumento ai sacerdoti e alle suore onoresi, con l’intitolazione di un parchetto, di fronte al Monumento, al Milite ignoto.

Nato a Onore dal secondo matrimonio del padre (rimasto vedovo nel 1918 con 7 figli) Marino ha avuto altri 6 fratelli . Una sorella 99enne è ancora in vita e risiede a Ginevra dove lui stesso ha vissuto per anni con la moglie e i tre figli Lina, Fabio e Giampaolo che gli hanno dato 5 nipoti e poi 2 pronipoti. Marino, che dal 2005 è tornato ad Onore, non ci vede più ma con la sua memoria e attraverso la sua voce decisa, a tratti commossa, ripercorre la sua vita, tante sofferenze e dolore ma anche famiglia e affetti, lavoro e successi.

Tutto ha inizio nel 1941 quando, mentre lavorava in una galleria vicino a Trento, riceve la cartolina per andare militare : «Sono tornato a casa per alcuni giorni e una suora mi ha consegnato un’immaginetta della Madonna di Caravaggio con un messaggio “Abbi grande devozione nella Madonna ed ella ti proteggerà, ti difenderà e ti salverà”. E così è stato», ha raccontato Marino a L’Eco nei giorni scorsi. «Ricordo che vidi mio padre per l’ultima volta prima di partire verso Edolo dove ci diedero i vestiti da alpino e poi ci mandarono a Merano per l’addestramento», dice. Dopo l’8 settembre del ’43, sempre a Merano, Marino fu arrestato e deportato: «Ci fecero camminare a piedi per 38 chilometri fino a Bolzano e poi, l’indomani, ci caricarono sul treno, nei carri bestiame, verso il campo di concentramento di Hammerstein».

Qui, aggiunge, «ci svuotarono gli zaini, ci diedero la piastrina con il numero e ci mandarono alle baracche». E poi la sorpresa: «Tra le pieghe dello zaino, vuoto, c’era ancora l’immaginetta della Madonna, che mi ha salvato e che poi ho riportato a casa». Marino ricorda quei lunghi mesi, il lavoro nell’officina dove tagliavano lamiere per sistemare gli aerei nazisti e i tre mesi di coma per il tifo fulminante. «Ero un uomo di 80 chili, quando mi risvegliai dal coma ne pesavo 39. Ricordo di quando la Madonna mi apparve in sogno, avvolta tra le rose, era il 24 maggio del 1944, compì un miracolo per me: mi risvegliai dal coma, fui dimesso e mi spedirono in Ucraina ad assistere i feriti di guerra».

Dopo la Liberazione il ritorno in Italia, dove ad attenderlo c’erano la madre (rimasta vedova) e i fratelli . Dopo alcuni lavori in Italia, il trasferimento a Basilea e poi a Ginevra, dove ha frequentato anche il Conservatorio, lavorando nel frattempo come muratore. «Vinsi il premio Ugola d’oro a un concorso canoro, così entrai in teatro. Ho cantato come tenore, esibendomi anche all’estero in 27 opere e 3 operette, (“Simon Boccanegra”, “La Traviata”, “La Tosca”, “Il Barbiere di Siviglia” e altre). Ebbi l’onore anche di cantare con Luciano Pavarotti a Ginevra, e con Placido Domingo».

Una passione, quella per il canto, che non l’ha mai abbandonato . Ancora oggi ama ascoltare le opere che conosce ancora a memoria e che fino a qualche anno fa cantava quotidianamente. «Con l’occasione del centenario del Milite ignoto mi è venuta l’idea di premiare l’alpino più anziano di Onore. Così abbiamo scoperto la storia di Marino Schiavi - spiega il sindaco, Michele Schiavi -. Ci è sembrato giusto riconoscere il sacrificio di un nostro soldato, probabilmente l’ultimo di Onore e far conoscere la sua storia».

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