Zona rossa, il sindaco di Nembro:
«Dovevano farla a fine febbraio»

Cancelli: «A marzo ormai l’epidemia era diffusa. Da Conte scelta coerente». Il pm Rota: questione complessa stabilire se reato zona rossa.

«Credo che la zona rossa avrebbe dovuto essere istituita alla fine di febbraio. A marzo, quando l’Istituto Superiore di Sanità con una nota ha ritenuto ci fossero le condizioni per attuare misure restrittive come a Codogno e nel Lodigiano, la situazione era già fuori controllo. L’epidemia non era più confinata nei nostri due comuni ma era già ampiamente diffusa e quindi il provvedimento da prendere doveva essere più drastico». Claudio Cancelli, il sindaco di Nembro, il comune che assieme ad Alzano Lombardo e al centro della questione della mancata zona rossa nella Bergamasca, ritiene «coerente» la decisione presa da Giuseppe Conte così come il premier ha ricostruito venerdì 12 giugno ai magistrati di Bergamo che lo hanno sentito e come, precisa, «ho letto sulla stampa».

Il primo cittadino precisa che i suoi commenti si riferiscono a quanto ha letto sulla stampa e aggiunge che quella del capo del Governo, che il 7 marzo ha disposto di trasformare in zona rossa tutta la Lombardia , «è una assunzione di responsabilità rispetto a una scelta che lui ha ritenuto la più coerente».

«La questione è complessa e sarà approfondita all’esito della ricostruzione in fatto» ribadisce sempre nella giornata di sabato 13 giugno il procuratore facente funzione di Bergamo Maria Cristina Rota si è limitata a rispondere alla domanda se, dopo le audizioni del premier Giuseppe Conte e dei Ministri Speranza e Lamorgese sulla mancata zona rossa a Nembro e Alzano, si possano o meno configurare responsabilità penali o se la scelta di Palazzo Chigi sia da considerare come atto politico e quindi insindacabile.

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