NE' CREATOR NE' CREATURA MAI FU SANZA AMORE 
 
 17. 91       «Né creator né creatura mai»,   
 17. 92    cominciò el, «figliuol, fu sanza amore,   
 17. 93    o naturale o d'animo; e tu 'l sai.    
 
 17. 94       Lo naturale è sempre sanza errore,   
 17. 95    ma l'altro puote errar per malo obietto   
 17. 96    o per troppo o per poco di vigore.    
 
 17. 97       Mentre ch'elli è nel primo ben diretto,   
 17. 98    e ne' secondi sé stesso misura,   
 17. 99    esser non può cagion di mal diletto;    
 
 17.100       ma quando al mal si torce, o con più cura   
 17.101    o con men che non dee corre nel bene,   
 17.102    contra 'l fattore adovra sua fattura.    
 
 17.103       Quinci comprender puoi ch'esser convene   
 17.104    amor sementa in voi d'ogne virtute   
 17.105    e d'ogne operazion che merta pene. 
 
 Dovendo fermarsi per la notte, Dante chiede a Virgilio di istruirlo  sulla colpa di cui ci si purifica in questa cornice, vale a dire  l'accidia. Virgilio prende la parola e, dopo aver definito l'accidia un  amore troppo debole e fiacco, descrive al discepolo l'ordinamento morale  del Purgatorio. Se quello dell'Inferno si basava sull'etica pagana,  l'Etica a Nicomaco di Aristotele, quello del Purgatorio si basa sulla  dottrina cristiana dell'Amore. 
 
 L'Amore infatti è l'elemento che qualifica ogni essere, a cominciare da  Dio che è Amore. Virgilio, riprendendo una distinzione già di Tommaso,  distingue due  tipi di Amore: uno naturale e uno d'animo o d'elezione; il primo non può  sbagliare perché istintivo ed innato, mentre il secondo può errare  perché soggetto alla libera scelta dell'uomo. 
 
 E' l'amore che spinge l'uomo all'azione e che guida ed orienta i suoi  comportamenti pertanto ci può essere un amore erroneo perché diretto  verso un oggetto sbagliato (per malo obietto), oppure un amore eccessivo  verso un bene (per troppo di vigore), oppure un amore troppo fiacco ed  indolente (per poco di vigore).