L'intermediazione commerciale resta una colonna portante dell'economia bergamasca, un ponte essenziale tra produzione e consumo. Nella provincia di Bergamo, gli agenti di commercio continuano a garantire la presenza dei prodotti locali sui mercati nazionali e internazionali, sostenendo soprattutto le piccole e medie imprese manifatturiere e artigiane, vero cuore pulsante del territorio.Secondo un'elaborazione di Confcommercio Bergamo su dati della Camera di Commercio, al 31 dicembre 2024 risultano attivi poco meno di 3mila agenti di commercio: circa 500 nel settore alimentare e 2.400 nel non alimentare. Rispetto al 2020 il numero complessivo è calato del 6%, e del 2,2% rispetto al 2022. Una flessione lenta ma costante che testimonia una trasformazione in corso: il settore non alimentare, pur dominante, mostra segni di contrazione, mentre l'alimentare resiste meglio grazie alla solidità delle filiere agroalimentari bergamasche.Un altro dato significativo riguarda l'età degli agenti: molti hanno oltre 50 anni e si avvicinano alla pensione, mentre i giovani sembrano meno attratti da questa professione. Le difficoltà economiche, i costi di gestione e un quadro fiscale poco favorevole contribuiscono a rendere il mestiere meno appetibile, pur nella sua importanza strategica.Così, la Bergamasca, dove il commercio e la rappresentanza hanno radici profonde, vede la professione evolversi: da 'venditore di territorio', l'agente di commercio diventa sempre più consulente, con competenze orientate al marketing, al digitale e alla gestione dei dati.Per confrontarsi sul futuro della categoria, Fnaarc Bergamo organizza un convegno mercoledì 30 ottobre, alle 14.30, nella Sala Conferenze di Confcommercio Bergamo. Un'occasione per riflettere su una professione che, pur riducendosi nei numeri, resta un pilastro economico e relazionale per le imprese bergamasche.Il servizio di Paola Abrate
L'intermediazione commerciale resta una colonna portante dell'economia bergamasca, un ponte essenziale tra produzione e consumo. Nella provincia di Bergamo, gli agenti di commercio continuano a garantire la presenza dei prodotti locali sui mercati nazionali e internazionali, sostenendo soprattutto le piccole e medie imprese manifatturiere e artigiane, vero cuore pulsante del territorio.Secondo un'elaborazione di Confcommercio Bergamo su dati della Camera di Commercio, al 31 dicembre 2024 risultano attivi poco meno di 3mila agenti di commercio: circa 500 nel settore alimentare e 2.400 nel non alimentare. Rispetto al 2020 il numero complessivo è calato del 6%, e del 2,2% rispetto al 2022. Una flessione lenta ma costante che testimonia una trasformazione in corso: il settore non alimentare, pur dominante, mostra segni di contrazione, mentre l'alimentare resiste meglio grazie alla solidità delle filiere agroalimentari bergamasche.Un altro dato significativo riguarda l'età degli agenti: molti hanno oltre 50 anni e si avvicinano alla pensione, mentre i giovani sembrano meno attratti da questa professione. Le difficoltà economiche, i costi di gestione e un quadro fiscale poco favorevole contribuiscono a rendere il mestiere meno appetibile, pur nella sua importanza strategica.Così, la Bergamasca, dove il commercio e la rappresentanza hanno radici profonde, vede la professione evolversi: da 'venditore di territorio', l'agente di commercio diventa sempre più consulente, con competenze orientate al marketing, al digitale e alla gestione dei dati.Per confrontarsi sul futuro della categoria, Fnaarc Bergamo organizza un convegno mercoledì 30 ottobre, alle 14.30, nella Sala Conferenze di Confcommercio Bergamo. Un'occasione per riflettere su una professione che, pur riducendosi nei numeri, resta un pilastro economico e relazionale per le imprese bergamasche.Il servizio di Paola Abrate