IL GIUSTO SDEGNO
IF VIII, 37 ss.
E io a lui: «Con piangere e con lutto,
spirito maladetto, ti rimani;
ch'i' ti conosco, ancor sie lordo tutto»
Mentre attraversano la palude Stigia sulla barca di Flegiàs, come Caronte uno dei demoni barcaioli, Dante riconosce nell'acqua melmosa un suo concittadino, Filippo Argenti, appartenente alla famiglia degli Adimari, acerrimo nemico del poeta. Filippo Argenti è punito in quanto iracondo, rappresentante esemplare di quanti per la loro presuntuosa arroganza si rendono tanto antipatici ed odiosi.
Dante si rivolge al dannato in modo deciso, sdegnato, diremmo giustamente adirato nei confronti di chi lo aveva osteggiato con tanto gratuito accanimento. Al comportamento del discepolo, Virgilio reagisce abbracciandolo, baciandolo e benedicendo colei che lo ha partorito:
Lo collo poi con le braccia mi cinse;
basciommi 'l volto e disse: “Alma sdegnosa,
benedetta colei che 'n te s'incinse!
Tale reazione lascia un po' perplessi ma il messaggio è chiaro: nei confronti degli orgogliosi, dei prepotenti, dei prevaricatori lo sdegno non è soltanto lecito ma addirittura meritorio.
Enzo Noris