A Ginevra per la Cri
Il sogno di Francesca Salvi

Lei è indubbiamente affetta dalla sindrome di «wanderlust». Se le chiedete quanto costa un litro di latte con ogni probabilità non ve lo sa dire, ma se volete un aggiornamento sui siti Internet dove trovare i voli aerei più convenienti avete incontrato la persona giusta.

Custodisce il suo passaporto come un figlioletto e nel cassetto ha almeno un libro di Tiziano Terzani. Wanderlust deriva dal tedesco wandern (camminare) e lust (desiderio) e Francesca Salvi questo desiderio di viaggiare, o girovagare, ce l’ha nel Dna. Nel vero senso della parola. Il primo viaggio che non si dimentica infatti (non il primo in assoluto) l’ha compiuto a 13 anni, con i suoi genitori, in Nepal. «Indimenticabile». A 29 anni, ha già visitato 46 Paesi, e siccome siamo a fine anno e bisogna esprimere sempre un desiderio o un auspicio per l’anno che verrà ecco il suo: «Raggiungere quota 50 Paesi visitati entro il mio 30° compleanno che festeggio proprio nel 2015» racconta.

Anima curiosa, abituata a spostarsi e ad adattarsi a condizioni molto diverse, Francesca, di origini valdimagnine, la testa ce l’ha ben salda sulle spalle. Infatti risiede da qualche anno a Ginevra, in Svizzera, dove lavora per la Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. Si sta specializzando nel disaster management, ovvero nella gestione della prevenzione, riduzione e risposta alle catastrofi umanitarie. «Mi sono laureata alla triennale in Mediazione linguistica e culturale a Milano – racconta – dopo il diploma al liceo scientifico Mascheroni. Ho trovato subito un buon lavoro a Bergamo: mi occupavo di sicurezza stradale per conto di una multinazionale inglese, per cui mi era stato proposto un contratto di apprendistato. Pensai di affiancare al lavoro una specializzazione universitaria e mi iscrissi a Relazioni internazionali a Milano».

«Dopo poco più di un anno di lavoro – ricorda – sentivo già una certa inquietudine. Coltivavo un sogno, come molti credo, di poter lavorare un giorno per le Nazioni Unite. Un sogno appunto, perché sapevo quanto fosse difficile entrarci senza una reale specializzazione. Tenevo sempre d’occhio però i siti delle grandi organizzazioni internazionali. Così mentre lavoravo per l’azienda inviai il mio curriculum per uno stage alle Nazioni Unite e… mi hanno chiamata nel 2011».

«Avevo da poco lasciato l’azienda e lo stage all’Onu è capitato nel momento adatto per reinventarmi un futuro – dice –. Una volta a Ginevra però, non è stato subito facile. La Svizzera per noi italiani è molto cara: ho sostenuto quei mesi con i risparmi di quell’anno di lavoro. Anche perché lo stage di Ginevra si è prolungato di altri quattro mesi, quando ho accettato la proposta di continuare nella sede di Bangkok, in Thailandia». In questi sette mesi Francesca inizia ad avvicinarsi al settore di gestione dei disastri e acquista sicurezza nel francese e nell’inglese ma soprattutto capisce che quella è la sua strada.

«Nell’estate del 2012 – precisa – però sono rientrata a Bergamo: non potevo permettermi un altro stage non pagato e così mi sono buttata nello studio per riuscire a conseguire la laurea specialistica, essenziale per potermi candidare per numerose posizioni nei vari organismi internazionali. È infatti così che ho ottenuto il colloquio per la Croce Rossa di Ginevra, mi hanno chiamata il giorno della mia laurea e poco dopo ho ottenuto la posizione. Ho iniziato con uno stage pagato di sei mesi prolungato di altri sei con uno stipendio doppio, e poi trasformatosi in una posizione vera e propria. In quasi due anni alla Croce Rossa, grande è stata la mia formazione, lavorando su diversi progetti nel medesimo settore, ma di sicuro quello che più mi ha appassionata è stata la mia recente missione di due mesi a Nairobi, in Kenya, un lavoro molto pratico, centralizzato soprattutto sull’emergenza Ebola».

«L’esperienza nell’ufficio regionale in Kenya mi ha esposta a un lavoro di forte responsabilità – racconta –: valutavo le richieste che le varie Croce Rossa dei 49 Paesi africani gestiti dalla sede di Nairobi ci inviavano per ottenere sostegno economico utile a promuovere una efficace assistenza umanitaria dove necessario, in risposta (o in preparazione) a catastrofi naturali di ogni tipo, dall’Ebola in Liberia alle inondazioni in Sudan».

Inutile dire che per Francesca queste esperienze sono state anche l’occasione per visitare molti Paesi e mettere la bandierina sul mappamondo ideale dei suoi popoli e paesaggi da scoprire. «È una curiosità senza smanie la mia, un richiamo – rivela – a scoprire luoghi nuovi, anche solo per poco tempo, andare in posti in cui non sono mai stata. Ovviamente ci vogliono grandi capacità di adattamento e un po’ di incoscienza, le difficoltà sono sempre presenti. Penso che siano state proprio le mie esperienze di viaggio e studio all’estero maturate da ragazzina a fare la differenza nel mio curriculum alle Nazioni Unite» spiega.

«Chi mi ha valutato – ricorda – è rimasto molto colpito da un mio campo di lavoro estivo in Grecia in una cittadina dell’Attica, Nea Makri, per monitorare gli incendi della zona. Ma anche un mese di volontariato in Islanda, su un’isola poco lontana da Reykjavik, per preparare il necessario all’accoglienza dei turisti con ragazzi di tutto il mondo». E per il futuro? Francesca un sogno ce l’ha, anzi due. «Innanzi tutto vorrei continuare a lavorare nel disaster management, con la Croce Rossa o con altre importanti organizzazioni internazionali. E poi – sorride – mancano solo 4 Paesi per raggiungere quota 50 entro novembre 2015». Per le festività natalizie è a Bergamo. «Mi muovo spesso ma torno sempre nella mia città, dove ho i miei punti fermi, è importante. Qui mi ricarico, prima di ogni nuova partenza».

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