A Parigi fa sognare
le spose del mondo

Dici Parigi e si pensa subito alla haute couture. Dici Spose & Stile e tutti gli addetti ai lavori, ma non solo, pensano a Cristina Tresoldi. Da oltre un anno Cristina Tresoldi e Parigi sono diventati un connubio fortissimo, ma soprattutto vincente. Nata e cresciuta a Bergamo, Cristina Tresoldi fonda nel 2010 l’atelier di abiti da sposa d’alta moda Spose & Stile con lo scopo di proporre con esclusiva territoriale le collezioni made in Italy più lussuose e dal design cosmopolita. Grazie all’alta qualità sartoriale e alla ricercata impronta stilistica, la boutique diviene rapidamente celebre fra le spose della Lombardia e in due anni Cristina è nota fra i buyer italiani di settore come esempio di imprenditorialità femminile.

Nel 2013, spinta da un numero sempre più crescente di richieste, Cristina crea per le clienti dell’atelier tutta una serie di collezioni personali. La visibilità aziendale aumenta ancora e la stilista bergamasca è scelta da riviste e portali web per la redazione di servizi moda, shooting, speciali wedding e life-style.

«Il 2014 è stato l’anno di svolta – ricorda Cristina –. Grazie alla particolare visibilità accordata al territorio lombardo in preparazione dell’evento Expo Milano, la mia clientela si è ampliata molto a livello internazionale e mi sono così ritrovata a vestire spose che arrivavano da Francia, Svizzera, Olanda, Germania e Russia, merito anche della facilità con cui potevano raggiungere in aereo la nostra città e acquistare così un autentico abito made in Italy. Rapidamente le clienti internazionali erano diventate per me predominanti». Un paio d’anni e la bridal stylist (vale a dire colei che aiuta la sposa a scegliere l’abito, l’acconciatura e il trucco perfetto per il matrimonio e per il suo stile) lascia Bergamo per trasferirsi a Parigi.

Cristina è partita già con le idee molto chiare, anzi la decisione di trasferirsi nella capitale francese è una scelta nata dalla conferma della maturità professionale raggiunta. «Io sono venuta a Parigi per una scelta personale, non per colpa della crisi o “in fuga”, come spesso purtroppo vedo etichettare gli italiani che sono all’estero – sottolinea Cristina –. È stata una naturale conseguenza di un riconoscimento e un’evoluzione professionale, Parigi mi ha dato la possibilità di integrarmi ed esprimermi, senza che l’età o altri preconcetti sociali potessero essere un limite».

Oggi a Parigi, Cristina è manager di tutto il gruppo internazionale nella boutique pilota di una storica azienda di abiti da sposa: «Parigi è capitale della moda internazionale – conferma Cristina – e le sue spose hanno una sensibilità verso la haute couture molto marcata». Una crescita veloce e di successo quella della stilista bergamasca, ma che affonda le radici nella sua infanzia: «Il gusto per l’alta moda ha sempre fatto parte della mia personalità. Quando vidi per la prima volta un busto sartoriale avevo meno di due anni e non capivo come potesse essere inanimato e allo stesso tempo cambiare la sua forma e dimensione. All’epoca mia madre era modellista, mentre mio padre lavorava nell’amministrazione di una scuola di moda. Mi ricordo che da bambina giravo spesso fra i tavoli delle corsiste, che mi permettevano di utilizzare i loro scarti di tessuto».

Un lavoro dunque nato e cresciuto con lei, quasi come un gioco: «Giocavo sotto i tavoli delle macchine da cucire, dietro le quinte delle passerelle, nelle fiere. Con il tempo i miei genitori si trasferirono e cambiarono professione, persi quindi il contatto diretto con l’operatività sartoriale, ma restai una grande innamorata dell’alta moda grazie alle riviste specializzate e ai musical della vecchia hollywood, dove le donne grazie ai loro vestiti esprimevano eleganza allo stato puro senza bisogno di ostentare ogni cosa. Crescendo, su consiglio dei miei professori, intrapresi studi tradizionali ritenuti più sicuri e accantonai temporaneamente questo settore fino a quando non ebbi l’occasione di riprendere il mio percorso». A seguito dell’incontro con la maison Galvan, Cristina Tresoldi lascia un sicuro lavoro amministrativo e inizia con questa azienda un progetto formativo specifico nella haute couture della sposa: «Imparai a selezionare i tessuti di qualità e scolpirli nella migliore forma, scoprii le tecniche di vendita indispensabili per operare nel settore lusso e compresi come gestire il management di un atelier, dalla selezione dei capi da inserire in collezione alla cura della campagna marketing. Dopo aver acquisito le competenze e la professionalità necessarie per lavorare al livello più alto d’eccellenza, ero finalmente pronta per avviare il mio personale progetto d’impresa e aprì il mio Atelier».

In conseguenza del suo trasferimento, il punto vendita di Bergamo Spose & Stile oggi non esiste più, ma anche questa è una scelta frutto di un ragionamento ben preciso: «Nonostante abbia ricevuto delle offerte di acquisizione da colleghi del centro cittadino, ho preferito non cedere la gestione e detenere la proprietà del marchio – spiega Cristina –. Con la vendita avrei perso ogni controllo o garanzia di qualità e stile, elementi che avevo sempre cercato e mai tradito in sei anni. Il mio atelier era nato come una sorta di salotto personale, dove ricevevo e seguivo personalmente passo dopo passo ogni mia cliente. I fornitori e prodotti che selezionavo personalmente, garantivano alta qualità dei tessuti e produzioni made in Italy, che hanno fatto la rapida notorietà e credibilità del brand. Nel mio settore dici Spose & Stile e tutti pensano al mio nome e cognome. Vendendolo o facendolo gestire a qualcun altro avrebbe perso senso e credibilità, avrei reso commerciale ciò che era nato per offrire alle spose l’antitesi del prodotto in serie e così ho rifiutato le proposte ricevute e mantenuto attivi sito web e canali social, grazie ai quali ancora oggi molte spose e riviste mi contattano dall’Italia». Anche a Parigi Cristina Tresoldi è testimone della qualità e della creatività italiana: « Ogni giorno penso che sono partita da uno straordinario paese portando con me l’idea di fondere la allure dell’eleganza parigina allo stile del saper vivere italiano, che per me rappresenta quel senso di bellezza, lavoro, imprevedibilità e incoscienza che fa superare ogni avversità. Lo stile italiano è la capacità di ragionare fuori dagli schemi, è il gusto della perfezione».

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