A San Francisco
lezioni di italianstyle

«Ovunque tu sia, in qualsiasi Paese sia nato, non sarà mai impossibile «discover the italian in you». Se poi incontri Francesca, non puoi non sentirti italiano.

Entusiasmo contagioso, parlantina veloce e la musica che le corre nelle vene: sono trascorsi un po’ di anni da quando Francesca Gaspari volteggiava nel quartiere San Leonardo declamando versi. Una passione sfrenata che ha poi toccato le corde della musica e, insieme all’amore, l’ha portata a San Francisco. È qui che vive da 27 anni, qui qualche mese fa era tra gli italiani che hanno accolto nientemeno che il premier Matteo Renzi in visita negli States, qui periodicamente la chiamano per un’intervista al personaggio (lei) che ha fatto scoprire all’America l’italian style, a modo suo.

Lasciate ogni speranza di ritrovarvi una prof irrigidita, o voi che entrate in ItaLingua: alla scuola d’italiano, anzi di italianità, guidata da Francesca Gaspari da via Sant’Orsola a Bergamo, ogni pomeriggio si entra in un mondo a sé. C’è da insegnare l’articolo indeterminativo? Francesca l’esplosiva porta tutti i suoi americani al bar a ordinare «un caffè, un gelato, dei cioccolatini».

Con lei e gli altri teacher da lei scelti «non in base a lauree e corsi di specializzazione, ma per l’inclinazione a trasmettere il nostro essere italiani», la classe si trasforma in un palcoscenico dove opera, musica e pièce teatrali diventano il terreno migliore sul quale cominciare a esplorare il Belpaese. E gli americans gradiscono, eccome: in ventitré anni, dal 1991, quando è stata fondata, la scuola di San Francisco ha accolto migliaia di persone, «americani indiani, giapponesi, russi, cinesi, una volta la settimana per lezioni di due ore ciascuna, per otto settimane. ItaLingua è un gioiellino nel cuore della città - ammette Francesca -, abbiamo un’ottima reputazione».

La «storia semplice» che Francesca si stupisce di dover raccontare per il giornale della sua città profuma di salsa di pomodoro, oceano e della roccia umida dei parchi che ama attraversare. E ha il jazz dentro, tanto jazz. «Sono approdata negli Stati Uniti 27 anni fa, spinta dall’amore e dalla musica». L’amore aveva gli occhi di Martin D. Wehner, trombonista di San Francisco. «Era il 1984. Mi è stato presentato da Claudio Angeleri». La sua musica era il jazz che Francesca stessa esplorava con il suo clarinetto al conservatorio Donizetti di Città Alta. Poco tempo dopo l’avrebbe seguito oltre oceano e San Francisco sarebbe diventata la sua città, «mille città diverse, perché qui ogni quartiere è a sè, ha una sua natura, una sua personalità, persino un suo microclima» e Francesca li ama tutti all’inverosimile, ma di Bergamo nel cuore conserva «l’antico, le strade, l’architettura e l’atmosfera medievale, così come i rapporti con gli amici, le risate che mi facevo seduta ai tavolini fuori dai bar. Qui in America lo prendi il caffè, ma è quello di Starbucks, in piedi mentre cammini: è decisamente diverso. Mi mancano le mie camminate sui Colli – aggiunge –, il ritmo di vita più tranquillo, insomma, penso sia il richiamo della mia terra».

Una vita più slow, ma per certi versi più complicata, quella che Francesca ha lasciato. «Rispetto all’Italia, qui ti senti davvero libero – spiega –. Penso ad esempio al fatto che qui puoi uscire di casa come vuoi, senza sentirti giudicato per ciò che indossi».

Abiti, trucco e parrucco a parte, degli States Francesca ha avuto modo di apprezzare soprattutto «la possibilità di inventarti un lavoro, di trovare i propri talenti e metterli a frutto: io l’ho fatto». Come possa una segretaria d’azienda appassionata di musica diventare una tra le più quotate insegnanti di italiano, è presto detto, se te lo chiedi in un Paese come l’America: è il caso di Francesca che, «dopo le prime lezioni a 5 euro all’ora e cene in italiano organizzate a casa mia e di amiche, nel 1996 ho iniziato a insegnare in ItaLingua, che era la scuola dell’Istituto di cultura di San Francisco. Creavo corsi di cultura incentrati sull’opera, la letteratura, il cinema e pure la cucina. Nel 1997 la scuola e l’Istituto di Cultura si sono divisi e ItaLingua è rimasta una scuola no-profit indipendente, dove nel 2001 mi hanno dato l’incarico come executive director». Da allora è stato un crescendo di proposte decisamente unconventional ma efficaci e pure di numeri: le iscrizioni annuali sono salite da 1.100 a 1.300, questo «fino al 2008 quando, con l’inizio della recessione, stiamo scesi a una media di 800 iscrizioni l’anno». Seguiti da Francesca e dagli altri insegnanti di Roma, Milano, Firenze, Bolzano, Udine, Napoli e Cagliari, gli studenti si tuffano in full immersion di qualche settimana a base di congiuntivi, pronomi e concordanze, il tutto condito da suoni e sapori che il team docente sfrutta per giungere all’obiettivo: «Discover the italian in you, scopri l’italiano che è in te, lo slogan della nostra scuola».

Scoprirsi è la parola chiave della storia di Francesca che, in fatto di talenti, non s’è certo risparmiata. Tanto da finire sui giornali di mezza California per la sua tomato sauce. «Un’avventura fantastica – spiega lei al telefono –: ero da poco arrivata in città e ho fatto la mia salsa di pomodoro. Gli amici l’hanno subito apprezzata, tanto da convincermi a venderla. Era prima del ’96, prima di dedicarmi all’insegnamento. L’avevo persino fatta analizzare all’Università di Stanford: aveva un grado di acidità perfetto». Detto fatto, senza troppa burocrazia, la sua tomato sauce era già sugli scaffali dei negozi.

Il resto è ItaLingua e viaggi: abitare a Cole Valley, vicino al Golden gate park, è una gran bella vita, «ma mi ritaglio dei periodi in cui parto all’avventura – racconta Gaspari –: la zona che preferisco e dove torno spesso è la North Sierra, lungo il Pacific crest trail».

Foreste e parchi nazionali non saranno come il Sentierone ma si sa, ci si deve accontentare.

Chi è Francesca Gaspari
Vive negli Stati Uniti da 27 anni e insegna la nostra lingua. Partita da Borgo San Leonardo, è arrivata in California per amore di un jazzista. La sua scuola non è come tutte le altre: tra musica, ballo e buona cucina s’impara non solo a parlare in modo fluente, ma a vivere come un vero italiano. Un autentico successo: ogni anno si iscrivono ai suoi corsi un migliaio di studenti.

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