«Con rock e classica
conquisto la Russia»

Mentre passeggia per il parco del castello di Trezzo, in una tranquillità coccolata dal canto di qualche usignolo e dallo scorrere impetuoso dell’acqua nella vicina diga dell’Adda, Fabio Pirola sembra ristorarsi da tutta questa serenità. Perché lui, 38 anni, così composto, in realtà nasconde un’anima rock che dà il meglio di sé sul palco, quando dirige la «sua» orchestra: proprio così, un’orchestra classica che, in ormai 160 concerti, si è concessa piacevoli derive di successo nel pop, nel tango e pure nel rock.

È la «Concord Orchestra» di San Pietroburgo, in Russia: un progetto che ha portato Pirola sui palchi allestiti in palazzetti dello sport e teatri di mezza Russia, a dirigere questa orchestra, classica e futurista assieme, anche davanti a 12 mila persone entusiaste. Un vero successo, tanto che lui oggi nella città russa che tanto deve al bergamasco Giacomo Quarenghi (lì sepolto), è una vera star. Quando torna a Bergamo, dove si è diplomato al Conservatorio Donizetti, a Trezzo, dov’è cresciuto, e a Treviglio dove ha studiato, Fabio Pirola trova così un po’ di serenità, pronto a spiccare il volo per altre avventure musicali in Russia. Con il sogno di portare il progetto e il successo anche in Italia. «Ci sto lavorando», ci confida sorridendo.

Maestro Pirola, ormai è noto in Russia e non solo: ma il suo legame con la terra d’origine resta forte? «Senza dubbio. Ho iniziato a studiare musica da ragazzo, con l’allora maestro Alfredo Cortiana, a Trezzo. Dopodiché mi sono trasferito a Bergamo, dove nel 2002 mi sono diplomato in violino al Donizetti. Sono seguiti perfezionamenti all’Accademia della Musica di Milano e a New York, e alla prestigiosa Juilliard School, dove ho appreso un particolare metodo pedagogico di insegnamento musicale. Infine a San Pietroburgo, al Conservatorio statale Rimskij-Korsakov, ho deciso di iniziare lo studio della direzione d’orchestra».

Con la direzione d’orchestra si è avverato un sogno che forse aveva già da bambino?
«No, non è stato un sogno così definito sin da piccolo, ma qualcosa che si è sviluppato nel tempo, dopo il diploma di violinista. Sentivo di non essere pienamente realizzato e che avrei comunicato molto di più a livello artistico nella direzione d’orchestra. Ho dunque provato a fare un masterclass con Jorma Panula, tutt’ora tra i migliori insegnanti a livello mondiale, e da lì è stata chiara l’idea che avrei dovuto andare avanti su quella strada».

Arrivato a San Pietroburgo, come tanti europei si sarà innamorato di quella città, culla della cultura russa e non solo. Da cosa è stato colpito in particolare? «Dal fatto che San Pietroburgo è considerata la finestra russa sull’Europa, come scrisse Puškin nel Cavaliere di bronzo».

È stato facile inserirsi nell’ambiente musicale russo, oppure ha avuto difficoltà? «Non è stato per nulla facile: in Russia hanno la fama di essere molto chiusi e in effetti lo sono. Tuttavia siamo riusciti a concretizzare questo grande progetto con la “Concord Orchestra”, trovando il nostro spazio in una città dove si svolgono ogni anno qualcosa come 4.500 concerti di musica classica. Sono cifre che troviamo a Londra, Vienna e forse a Monaco di Baviera: in Italia e in Francia assolutamente no. Questo, come dire, ti “butta nell’arena”, ma ti dà soprattutto la possibilità di fare esperienza. Ciò che oggi fa decidere di andare all’estero è proprio l’impossibilità di fare esperienze qualificanti per i giovani e meno giovani qui in Italia».

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