Da Bergamo al deserto di Atacama
«Qui svelo le meraviglie dell’universo»

Laura Ventura, 39 anni, è fisico astronomo all’Eso nel deserto di Atacama. La formazione tra Padova e Tenerife, ora lavora dal 2006 a Santiago. Si occupa di divulgazione scientifica per l’Osservatorio europeo astrale e accompagna giornalisti e vip a guardare nelle profondità dei cieli. «Penso che chi detiene un sapere scientifico abbia il dovere di diffonderlo». Appassionata di arrampicata e attratta dai luoghi inesplorati ora è felice. «Ma non è stata sempre una passeggiata: ho dovuto fare scelte difficili.

Appena ha un po’ di tempo libero Laura lascia Santiago, la capitale cilena di sei milioni di abitanti, strade trafficate e grandi palazzi cresciuti uno vicino all’altro, per dirigersi verso le Ande che sovrastano la città. Basta una mezz’ora d’auto per trovare un posto silenzioso e poco abitato in cui fare arrampicata o un’escursione da sola o con il compagno cileno. Bastano pochi chilometri per lasciarsi alle spalle il caos cittadino e rimettersi in ascolto del silenzio e della natura, il suo habitat preferito.

Laura Ventura ha 39 anni e da Bergamo ormai manca da almeno la metà della sua vita. L’altra metà l’ha passata tra Tenerife nelle isole Canarie, la Patagonia e il deserto dell’Atacama in Cile, il luogo più arido del mondo. È in questi posti inaccessibili alla maggior parte degli esseri umani che lei trova se stessa e lavora. Laura infatti è un fisico astronomo e fa parte del team dell’Eso (European southern observatory), l’Osservatorio europeo australe, e in particolare oggi si occupa della parte di divulgazione scientifica, della sensibilizzazione e educazione sulle scoperte e le attività degli osservatori astronomici, ma anche delle visite vip e dei media.

Tenuta da trekking, riccioli, e un volto dalla pelle abituata all’aria aperta, fa tappa a Bergamo per una breve visita ai genitori. Il suo accento e le costruzioni delle frasi talvolta sono più vicine al castigliano che all’italiano e per un passante delle nostre parti sarebbe quasi più facile scambiarla per una turista sudamericana che non per una bergamasca doc.

«Ho iniziato il mio percorso di studi presso il dipartimento di Fisica e Astronomia dedicato a Galileo Galilei a Padova – ricostruisce le tappe del suo lungo viaggio – per poi terminare la formazione e la tesi allo Iac, l’Istituto di astrofisica delle Canarie, con sede a Tenerife. È lì che, per molti anni, ho potuto coniugare la passione per la ricerca scientifica con il contatto con la natura e i segreti dell’universo». Terminata la tesi di laurea però Laura si è trovata davanti alla scelta più difficile: continuare la ricerca, e magari passare la propria vita in ateneo o in un centro di ricerca, tra tabelle, dati, numeri e calcoli astronomici, oppure continuare a stare in mezzo alla natura, a contatto diretto con la sua bellezza e i suoi segreti da scoprire. «Ho scelto la seconda strada – ricorda – ma non è stata assolutamente una scelta facile o che allora era facile da capire o condividere. Avevo buone possibilità di proseguire la ricerca in campo astronomico, ma proprio non riuscivo a immaginare la mia vita stretta in un laboratorio».

È così che quasi trentenne Laura va in Patagonia, a Puerto Natales, nei luoghi cari a un grande viaggiatore come Bruce Chatwin, una vacanza che diventa anche un momento sabbatico e di decisioni importanti nella sua vita. «Mi attrae la natura estrema, dove quasi non c’è vita, e in realtà si scopre il senso della vita».

È in Sudamerica che si apre un’opportunità preziosa: poter entrare a far parte del team dell’Eso, l’organizzazione europea per la ricerca astronomica nell’emisfero australe. Dell’Eso fanno parte 15 Paesi – 14 europei tra cui l’Italia e il Cile come Paese ospitante degli osservatori astronomici più grandi del mondo – e sta per fare il suo ingresso anche il Brasile. L’organizzazione, che impiega 730 persone, ha la sede a Garching, a Monaco di Baviera, in Germania, ma ha scelto il Cile come base per gli studi sul campo. Numerosi osservatori astronomici, tra cui il Paranal, sono dislocati nel deserto dell’Atacama.

«Tutto merito della corrente fredda di Humboldt, tipica del deserto dell’Atacama – spiega Laura Ventura –, che raffredda l’acqua dell’oceano e trattiene l’umidità (e le nuvole) a bassa quota. Si crea così una condizione atmosferica ideale per osservare». Uno dei luoghi di lavoro di Laura è il grande osservatorio astronomico del Paranal, immerso nel deserto dell’Atacama, a 1.200 chilometri da Santiago del Cile. Un posto che è stato definito da «Science magazine» un luogo simil-marziano e dove sono state fatte prove ed esperimenti sui veicoli Viking 1 e 2 prima di inviarli sul pianeta Marte. È un’area unica in tutto il pianeta, priva di oasi, in cui vivevano fino a poco tempo fa solo gli indios Changos, e ora si trovano solo i lavoratori dei giacimenti di rame e i dipendenti dell’Eso, come Laura appunto.

L’Osservatorio Paranal prende il nome dal Cerro Paranal, la vetta di oltre 2.600 metri di altezza che si staglia scoscesa sull’Oceano Pacifico: la combinazione tra la corrente di Humboldt e il Cerro Paranal pone l’osservatorio in una posizione unica e ottimale che permette di alzarsi sopra lo strato di umidità dove si creano le nuvole e di aprire una finestra privilegiata sull’universo. È così che di recente è stato scoperto un buco nero nel bel mezzo della Via Lattea o i lampi di radiazione gamma e ancora le altre galassie al di fuori della nostra. «La ricerca astronomica – osserva Laura – è quella che ti permette forse di capire meglio il senso profondo della ricerca che è quello di rispondere alle grandi domande dell’uomo». Ed è proprio tra i grandi telescopi, come il potente Very Large Telescope, occhiali giganti per vedere l’universo, che le capacità dell’uomo incontrano i segreti della natura. «Ogni giorno – spiega Laura – sono a contatto con delle potenti macchine frutto del lavoro dell’uomo che servono per immergersi nella profondità dell’universo. Mi sento molto fortunata, ritengo tutto ciò un enorme privilegio. È per questo che ho scelto di occuparmi della parte di divulgazione scientifica: penso che chi è detentore di un sapere scientifico abbia anche il compito di diffonderlo e renderlo fruibile a una gran parte della popolazione in modo semplice e accessibile».

«Come dipartimento di comunicazione – spiega Laura –, ci occupiamo principalmente dei mezzi di comunicazione. Riceviamo una media di 80 visite all’anno, tra le quali si trova un’ampia gamma di media: dai giornali regionali alle produzioni internazionali della “Bbc” o del “National Geographic”. Accogliamo anche qualche “vip”: ambasciatori, ministri e, a volte, capi di Stato. Non siamo noi direttamente i responsabili dei ricevimenti ufficiali. In tali occasioni ci preoccupiamo principalmente dei mezzi di comunicazione che seguono l’evento. Abbiamo ricevuto anche visite famose come quella di James Bond (interpretato dall’attore Daniel Craig ndr) nel 2008. In quell’occasione Paranal è stato il set del del film “A Quantum of Solace”».

Quando ripensa alla sua scelta Laura è soddisfatta anche perché sa che alcuni suoi compagni di studio, soprattutto spagnoli, per esempio, hanno sentito in Europa molto di più la crisi e la mancanza di opportunità adeguate alle loro capacità professionali. «Alcuni vivono situazioni precarie – racconta – anche se sono studiosi molto validi. Dal Cile, un Paese emergente che non ha conosciuto la crisi economica europea, ho osservato la situazione politica ed economica europea. Il mio è un occhio esterno e vado cauta nelle considerazioni ma mi dà l’impressione che la crisi maggiore che si sta attraversando in Europa, più che economica, è di senso. Credo che il motore, il cuore di un Paese, siano i talenti delle persone e le opportunità che si è in grado di offrire loro per svilupparle. Senza questo sviluppo, non esiste sviluppo del Paese. Forse tutti - in primis chi ha compiti di governo - potrebbero rinunciare ai privilegi acquisiti (magari scambiati ormai per diritti) per invece mettere a frutto e investire sui giovani e i loro talenti. Se non si fa così, un giovane che si sente defraudato dal sistema, ha tutti i diritti di andarsene e cercare altrove il proprio futuro. Questo però è un peccato per l’Europa, la Spagna e l’Italia, un Paese a cui sono grata, perché mi ha dato un valore molto importante: la libertà di vivere nel mondo e gli occhi e gli strumenti per guardarlo».

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