«L’Europarlamento?
Una macchina complessa»

Lavorare per il Parlamento europeo significa vedere in azione una macchina complicata e interessante, e, da dietro le quinte, scorgere l’evoluzione della politica internazionale.

È come far parte di un’Europa in miniatura, un microcosmo nel quale conoscere in via diretta specificità, pregi e difetti di tutti i 28 Paesi membri. E ancora, dove incontrare persone che hanno fatto pezzi di storia del mondo contemporaneo, come il Papa o Bill Gates. Sono solo alcuni degli aspetti più affascinanti della mansione presso l’assemblea legislativa Ue del ventottenne statista bergamasco Nicolò Carboni che, nel raccontare la sua storia, precisa come le opinioni espresse siano strettamente personali e non rappresentative dell’istituzione presso la quale opera.

Dal 2010 vive stabilmente a Bruxelles e lavora per la delegazione del Partito democratico. Attualmente è assistente dell’eurodeputato nella circoscrizione Nordovest Daniele Viotti, segue i dossier in commissione Bilancio di cui l’onorevole è membro titolare, e coordina il suo staff nella «capitale Ue» e in Italia.

Tutto è partito da Dalmine: qui ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza, e dopo aver completato il liceo Einaudi, si é iscritto alla facoltà di Economia a Pavia. Durante il secondo anno di corso, ha vinto una borsa di studio per uno stage al Parlamento europeo di Bruxelles. «Partecipai senza troppa convinzione all’esame e vinsi – racconta Nicolò –. Il professore responsabile del bando mi chiese del mio orientamento politico. Mi sono dichiarato di area democratica progressista e sono entrato nello staff dell’onorevole Pia Locatelli (Partito socialista europeo), con cui ho lavorato per alcuni mesi durante il 2009. Mi aspettavo di fare fotocopie, invece mi sono trovato a lavorare su dossier e processi legislativi molto importanti e che hanno un impatto diretto sul miglioramento della vita dei cittadini».

Tornato in Italia, dove ha terminato il percorso universitario triennale, nel 2010 è stato richiamato a Bruxelles da Michela Stancheris (Pd) – bergamasca e ora consulente presso la presidenza del Consiglio dei ministri –. Per quattro anni ha lavorato come statista nell’ufficio per il coordinamento dei lavori e dal maggio 2014 gestisce l’ufficio dell’eurodeputato Daniele Viotti.

«Il lavoro di assistente consiste nel dare al deputato tutte le informazioni possibili per valutare le decisioni che deve prendere – continua Nicolò –. In particolare, assisto Daniele nel suo lavoro di tutti giorni in commissione Bilancio, partecipando alle riunioni con i rappresentanti dei governi nazionali e deputati, scrivendo le bozze di emendamenti o di testi legislativi, stendendo i punti dei discorsi che Daniele deve fare in aula e tenendo i rapporti con le realtà locali e nazionali. Vedo in primo piano la volatilità della politica: tutti i giorni può succedere qualcosa di inaspettato».

Si parla delle funzioni della commissione Bilancio: «In sostanza, la Commissione decide come spendere ogni singolo euro del bilancio europeo, dai mega progetti alle spese minime. È un processo complicato, viste le dimensioni: si cerca di portare avanti le varie priorità politiche dei deputati e al tempo stesso di svolgere un’azione di coordinamento tra le varie correnti del Parlamento, funzionari e apparati tecnici, al fine di costruire una posizione politica condivisa. In Italia c’è una forte contrapposizione tra maggioranza e opposizione, qui sulla maggior parte dei temi si cerca un approccio che trascenda le diversità nazionali per la promozione di un interesse europeo».

Nicolò parla poi dei temi più rilevanti della «sua» agenda politica: «È stata promossa una difesa a oltranza dell’Erasmus e di progetti in ricerca e sviluppo: l’obiettivo è mantenere i fondi destinati a istruzione, cultura e innovazioni tecnologiche. Serve convincere gli Stati membri che i soldi destinati al bilancio europeo non sono una spesa, bensì un investimento portatore di benessere. Un’altra grande battaglia è una necessaria riforma politica delle migrazioni: si sta facendo un’opera di sensibilizzazione sulla condizione dei migranti nel Mediterraneo nei confronti di Paesi membri più lontani, che vivono questo dramma in modo diverso. Serve trovare fondi per potenziare e finanziare le missioni finalizzate alla gestione di questa tragedia umanitaria».

Quello degli sbarchi, è stato uno dei temi centrali dell’ultima sessione plenaria di Strasburgo, che rappresenta il punto d’arrivo del lavoro legislativo effettuato in seno alle commissioni parlamentari e ai gruppi politici. Qui i deputati europei partecipano al processo decisionale comunitario e fanno valere i propri punti di vista presso la Commissione e il Consiglio dell’Ue. «È come entrare in una bolla – commenta Nicolò –. Si entra il lunedì e si esce il giovedì. I ritmi sono serrati: non ho mai avuto il tempo necessario per visitare nemmeno la cattedrale di Strasburgo». Non manca un commento sulla percezione dell’Italia all’interno dell’Ue: «È migliorata negli ultimi anni. Abbiamo un capitale politico e di credibilità forte. Dobbiamo certamente migliorare l’aspetto organizzativo: le delegazioni di alcuni Paesi, come ad esempio la Germania, hanno maggiore capacità di coordinamento e conoscono perfettamente la macchina amministrativa».

Si tocca poi l’argomento della vita in città: «Bruxelles non ha la grandeur di Parigi e non è nemmeno internazionale come Londra, ma ha una dimensione giusta per viverci senza sentirsi schiacciati dal peso della metropoli; gli affitti non sono incredibilmente cari nel mio quartiere residenziale, ci si muove tranquillamente a piedi, e con la bella stagione vado in ufficio in bicicletta». Inoltre la città ha una posizione strategica: «È al centro dell’Europa e in poche ore di treno si è vicini a tutto. Credo poi sia forse uno dei pochi luoghi dove il lavoro è direttamente collegato a studi di stampo economico-politico: è una grande opportunità per molti ragazzi». E nel tempo libero? «Mi vedo spesso con colleghi e amici visto che qui c’è una comunità italiana giovane molto forte: l’età media della delegazione è sotto i 35 anni e ci sono numerosi studenti Erasmus. Inoltre, sono un grande appassionato di cinema e videogiochi, e come facevo qualche anno fa, ogni tanto ne scrivo per il sito BadTaste.it».

Infine, una battuta sulle cose lasciate in Italia: «Vengo a casa circa ogni due mesi. Ovviamente mi mancano gli amici storici, i miei genitori e il cibo. A parte questi classici, la cosa che apprezzo maggiormente quando torno è camminare per strada e sentire la gente che parla la mia stessa lingua: tutto diventa molto più rilassante».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo». Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a [email protected] o cliccate qui.

© RIPRODUZIONE RISERVATA