Paolo, da Leffe a Berlino
«Sogno un film con mio fratello»

Paolo Capponi, 24 anni e laurea nella capitale tedesca. I primi passi all’Isis Romero e nella banda del paese. Con il fratello sul red carpet della Mostra di Venezia. Fare la valigia, e lasciare tutto per inseguire una grande passione: la musica. È la storia di Paolo Capponi, 24enne di Leffe, che da tre anni vive stabilmente in Germania, a Berlino, dove ha appena ottenuto la laurea in Ingegneria del suono. «A 20 anni, dopo aver terminato gli studi superiori all’Isis Oscar Arnulfo Romero di Albino, a seguito di più o meno tristi esperienze lavorative nella decadente industria tessile bergamasca – racconta il giovane ingegnere – ho deciso di cercare altri orizzonti, lasciare la casa nativa per trasferirmi a Bologna.

Sono rimasto nella città dei tortellini per un anno, pagandomi l’affitto riparando biciclette e suonando nei peggiori bar della città e, ispirato da brillanti giovani menti bolognesi, decido di mettermi alla ricerca di un’università dove avrei potuto studiare ingegneria del suono, una materia da cui sono sempre stato affascinato. Durante la ricerca mi rendo conto che in Italia le opportunità per studiare nel campo sonoro non sono molte. Perciò la ricerca si allarga all’estero e dopo qualche mese vengo ammesso a Berlino in una triennale in Ingegneria del suono e produzione musicale».

«Berlino fin da subito mi pare una città attiva, sveglia, con tanta storia e opportunità – racconta il giovane leffese –. Al contempo è anche una città grigia, fredda e oscura, con panorami decisamente diversi da quelli della mia valle. Per finanziare gli studi lavoro come lavapiatti, carpentiere, musicista, giardiniere, insegnante di ukulele e, infine, come guida turistica. Insomma, un po’ di tutto. Durante gli studi mi specializzo nella post produzione audio di documentari e film e lavoro a fianco di mio fratello Luca Capponi, video maker/documentarista, momentaneamente residente a Palermo. Quest’anno uno dei suoi documentari “Cronache di un crepuscolo” è stato presentato alla settimana della critica di Venezia, durante la Mostra del cinema e per entrambi è stato un risultato importante. Pianifichiamo di lavorare assieme in futuro, lui nel campo video e io nel campo audio».

Una passione smisurata e folle quella per la musica che Paolo Capponi, classe 1994, ha iniziato a coltivare sin dalla tenera età. «Come tanti ragazzi, finite le scuole superiori, non avevo le idee chiare: l’unica certezza era la mia passione per la musica – aggiunge Paolo –. Avevo iniziato a suonare il clarinetto nella banda del paese e da lì mi sono sempre cimentato nell’imparare nuovi strumenti. Durante gli ultimi anni delle superiori ho iniziato a registrare musica in uno stanzino sotto casa e ho continuato a farlo per tutti i due anni successivi alla fine della scuola. Purtroppo in Italia ci sono poche opportunità per studiare nel campo dell’ingegneria del suono. Volevo fare della mia passione un mestiere e Berlino mi è sembrata la scelta più formativa. Prima di partire mi ero informato per bene su corsi che trattassero anche lo studio della musica elettronica. Mi interessava fabbricare musica, ascoltare, mixare, registrare».

Una città ambita da molti la capitale tedesca, ma allo stesso tempo poco accessibile e non proprio alla portata di tutti. «Appena arrivato a Berlino ho cercato di trovare un lavoro per mantenermi – spiega il 24enne – perché i soldi che avevo racimolato nei due anni precedenti non sarebbero stati sufficienti nemmeno per coprire l’iscrizione completa del primo anno. Trovare una casa a Berlino è complicato, c’è tanta domanda e pochissima offerta accessibile. È passato infatti almeno un mese di costante instabilità abitativa ma finalmente mi sono sistemato in una camera doppia». «Quando stai lontano da casa per diversi anni, tornare nella propria terre natia ti fa piacere – racconta Paolo –: Leffe è il luogo dove sono nato e cresciuto e anche oggi sono legato ai suoi paesaggi, montagne, tradizioni e abitanti. Alla fine l’Italia è un bel paese, stando lontano te ne rendi conto ancora di più. Pensando a Bergamo, penso che ci sono molti lavori, tutti i miei amici lavorano, però c’è poca innovazione e soprattutto apertura verso ciò che è nuovo, ciò che viene da fuori. Mi sono reso conto che Bergamo è sicuramente una città più chiusa a livello antropologico, con meno opportunità, soprattutto per la popolazione giovanile, però con una bellezza storica, artistica, paesaggistica, favolosa e ineguagliabile. Pensando a ciò, mi fa riflettere che l’Italia ha molto di più da offrire sotto questi aspetti ma ciò che manca è una visione lungimirante e aperta al futuro, il dinamismo culturale, la capacità di aprirsi in maniera intelligente alla gentrificazione europea; aspetti che al contrario, ho trovato ben consolidati nel Nord Europa. La Germania ha fatto delle diversità il suo punto di forza e le mescolanze sono il motore pulsante delle capitale più famosa al mondo».

Dopo aver ottenuto la laurea, con la proclamazione tenutasi sabato 20 ottobre, all’università «dBs Music Berlin» di Berlino, Paolo si sta godendo il traguardo, con uno sguardo al futuro. «Il mio futuro è un po’ incerto al momento – aggiunge –: continuo a lavorare fino a quando non capisco dove proseguire i miei studi accademici. Non nego il fatto che tutto questo sforzo è spinto dal desiderio di lavorare come freelance o con mio fratello Luca che è un documentarista, mixare i suoi film. Non c’è più grande felicità che lavorare con il proprio fratello e unire le forze per una narrazione. A gennaio penso di partire per il Sud America, viaggiare un po’ e poi, probabilmente, fare un master in Sound For Screen presso l’università di Bristol in Gran Bretagna. Ora come ora non penso che tornerò a vivere in Italia, gli spazi sono stretti e le opportunità per chi vuole lavorare nel mio campo sono pari a zero. Ma non si sa mai...».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

© RIPRODUZIONE RISERVATA