«Sono la firma “social”
di Stella McCartney»

Se anche voi fate parte dei 900 mila e rotti utenti Facebook che hanno messo «mi piace» alla pagina di Stella McCartney, probabilmente resterete stupiti nello scoprire che dietro gran parte dei post che vengono pubblicati quotidianamente – non solo sulla piattaforma di Mark Zuckerberg, pure su Twitter, Instagram, Snapchat, YouTube e Tumblr – c’è lo zampino di un brillante bergamasco poco più che ventenne.

Edoardo Monti di Ponteranica – 25 anni, un vulcano di idee e creatività – dal 2011 lavora per la maison fondata dalla figlia del mitologico Paul. Dopo un biennio trascorso negli uffici di Londra, oggi vive a New York: lì ha assunto la carica di «Communication Specialist» nel campo dei social media, oltre ad occuparsi delle pubbliche relazioni per la collezione uomo del brand, lanciata lo scorso novembre.

Sarà che almeno una volta al mese fa la spola con la capitale inglese, o che ogni dieci giorni – per questioni professionali, o per diletto – prende un aereo e va alla scoperta di un punto diverso del Pianeta, ma tra un check-in da fare e un jet-lag da smaltire, Edoardo è persino riuscito a realizzare un altro sogno: trasformare lo splendido palazzo del 1200 appartenente alla famiglia materna – ormai sfitto – in una residenza capace di dare alloggio ad artisti provenienti da ogni dove. Pensare che tutto è cominciato grazie a Intercultura. «A 16 anni trascorsi tre mesi in una scuola in Giappone; in quello stesso frangente mio fratello Federico, undici mesi minore di me, si trovava in Nuova Zelanda, avendo aderito al medesimo progetto. La naturale conseguenza dell’essere cresciuti in una famiglia che sin da piccoli ci ha insegnato quanto sia arricchente viaggiare. Uno dei primi ricordi che ho di me da bambino è lo sguardo con cui contemplavo gli imponenti bauli che avevano accompagnato, decadi prima, nonno Italo nelle sue lunghe trasferte all’estero a seguito di delegazioni italiane: erano in legno verde, con dettagli in ottone e le iniziali incise. Li fissavo, fantasticando ad occhi aperti. E poi i nonni materni, che avevano dato vita a un enorme camping per turisti nel giardino della loro casa sul Garda: erano degli habitué delle crociere Costa che circumnavigavano il mondo. Per mamma Luisa e papà Roberto era normale, quindi, aggiungere un posto a tavola e accogliere chiunque: tramite Intercultura abbiamo ospitato ragazzi turchi, georgiani, americani, australiani».

Conseguita la maturità classica al Sant’Alessandro, Edoardo parte per Londra: studia arte e design alla Middlesex University e frequenta alcuni corsi alla Central Saint Martins, un ateneo legato a doppio filo alla moda che conta (vi si sono formati Stella McCartney, John Galliano, Alexander McQueen, Paul Smith, Riccardo Tisci, l’attore Colin Firth e il pittore Lucian Freud). Ed è quello l’altro momento chiave della sua esistenza. «Ogni mese eravamo alle prese con un laboratorio diverso, volto ad affinare le nostre abilità artistiche e manuali: sbalzare il metallo, scolpire il legno, fondere la plastica. Più mi cimentavo con nuove tecniche, più scoprivo di avere una vena creativa di cui non mi ero reso conto prima; l’inventiva è alla base anche di ciò che faccio oggi, per Stella: partorisco idee per le campagne social».

La chiama così, soltanto con il nome di battesimo. «È una donna alla mano e determinata: non posso definirmi suo amico, ma in sei anni è capitato spesso che facessimo dei viaggi di lavoro insieme. Per lei sono “Edo” e conosce bene Bergamo, considerato che ci vive il suo braccio destro, responsabile della collezione accessori. Incrocio con frequenza Paul McCartney nel dietro le quinte della sfilata di Parigi: un uomo affabile e gentile, con il quale è un piacere scambiare quattro chiacchiere mentre si sorseggia un drink. Trattare con le celebrità fa parte del mio mestiere: a maggio, in occasione del Met Ball di New York (una serata di gala di raccolta fondi per il Metropolitan Museum of Art’s Costume Institute, che con gli anni si è trasformata in uno degli appuntamenti di punta del fashion system, ndr) vengono da noi per le prove dell’abito le star che vestiamo sul red carpet. Ho avuto a che fare con Gwyneth Paltrow, Kate Hudson, Madonna, Rihanna e Naomi Watts: squisite, senza bizze da diva».

Ne ha fatto di carriera da quando, a marzo 2011, varcava la soglia degli uffici londinesi come stagista. «Il team dei social media è composto da cinque colleghi che lavorano nel Regno Unito e da me. Pubblichiamo due tipi di contenuti: quelli personali - scritti direttamente da Stella - e quelli del brand, prodotti da noi. Da novembre sono diventato anche referente per la stampa delle collezioni uomo: gestisco le richieste di intervista e di prodotto».

La lunga chiacchierata con Edoardo ha come sfondo il terminale American Airlines del Jfk di New York: sta per imbarcarsi per Londra con un passaporto nuovo, perché quello vecchio è ormai completamente pieno di timbri. La sua agenda voli è fitta: prima che si concluda il 2017 andrà in Asia, Brasile, Los Angeles, Argentina, Francia, Miami e, infine, in Italia. «Papà non transige: “Vivete dove volete, ma a Natale vi rivoglio sotto il mio tetto”, ripete sempre ogni anno».

Così torna a casa tre volte l’anno: anche per seguire un progetto nato da poco, di cui va molto fiero. Ha trasformato una dimora di famiglia in una residenza artistica - ribattezzata Palazzo Monti - dando vita a una virtuosa forma di mecenatismo moderno. «Ospitiamo gratuitamente artisti provenienti da tutto il mondo all’interno dell’edificio - situato nel cuore di Brescia - coprendo persino le spese relative alle utenze e alla pulizia: in cambio, chiediamo che ci lascino una delle opere realizzate durante il soggiorno, in modo da costituire una vera e propria collezione e allestire delle mostre. Da quando abbiamo aperto - lo scorso marzo - abbiamo accolto due artisti danesi, un americano, un tedesco e un brasiliano; entro novembre ne arriveranno altri quindici. L’idea è nata insieme a un gruppo di amici, rigorosamente under 30, molti dei quali lavorano in istituzioni museali celebri: un progetto di giovani, per sostenere altri giovani. Fotografi, ritrattisti, musicisti, botanici o chef: tutti possono candidarsi, facendo richiesta attraverso il sito o Instagram e inviando il loro CV, insieme a un portfolio». Il futuro? «Chissà. Tra molti anni, mi piacerebbe dedicarmi a tempo pieno all’arte». Ovviamente, il dove non conta.

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per sei mesi l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected]

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