Prandelli bersaniano
SuperMario... Monti

di Franco Cattaneo
Dalle parti della linea del Piave sta succedendo qualcosa e anche per noi, i quattro gatti del Club degli Indifferenti, diventa difficile stare in fuorigioco quando la patria chiama. Tanto più che la Costa Rica ha rotto le regole del galateo internazionale.

Dalle parti della linea del Piave sta succedendo qualcosa e anche per noi, i quattro gatti del Club degli Indifferenti, diventa difficile stare in fuorigioco quando la patria chiama. Tanto più che la Costa Rica ha rotto le regole del galateo internazionale: proprio ieri cadevano i 150 anni delle relazioni diplomatiche con il nostro Paese ed è inelegante che la Svizzera del Centro America possa diventare la Corea del dopo guerra fredda.

Un pareggio, che è una predisposizione d’animo non bellicosa, avrebbe garantito equilibrio istituzionale. Ma tant’è. Il guaio, e lo diciamo dalla nostra postazione super partes, è che abbiamo perso perché siamo italiani e che il pur renziano Prandelli s’è sdoppiato nell’ultimo Bersani, quello che ha sbagliato il rigore a porta vuota. Non c’è niente da fare: noi con gli ultimi abbiamo il cuore tenero e siamo capaci di trasformare quattro ragazzi di buona volontà in un’armada che non può essere vinta.

Prendiamo le pappine e restiamo in bambola. È la storia d’Italia che gioca di rimessa con il 4-2-3-1: diamo il meglio solo quando si deve reagire. Mostriamo i muscoli last minute sul Titanic, Schettino permettendo. Forti con i forti, deboli con i deboli, mai forti con i deboli. Buone individualità, pochi leader. Lo aveva già detto Rommel che ci aveva conosciuto nel deserto: i soldati italiani sono eccellenti, i caporali mediocri, i generali pessimi. Stiamo poi subendo una deriva razionale, se non tecnocratica, con questo ammasso centrocampista: da un lato SuperMario, il rapper Balotelli, in almeno due occasioni ci è parso l’altro SuperMario (quello con il loden, Mario Monti) e dall’altro abbiamo regalato ai supersonici costaricani la miglior arte di noi scugnizzi, quella di arrangiarsi. Nel frattempo il professor Pirlo non s’è rivelato il solito Pirlo. Pur scettici, anche noi ci mettiamo nei panni di Prandelli che nel suo ruolo di allenatore-educatore si era dato una missione a portata di mano dopo la vittoria sull’Inghilterra, una sorpresa simile – come è stato notato da altri - all’exploit renziano alle europee: cambiare verso agli umori degli italiani, regalando gol invece dei 80 euro. Per il momento, come eccezione alla regola, pure noi ci uniamo ai patrioti. Egregio Prandelli, non dia però retta a Fini che vuol tornare in campo e che in materia è imbattibile: «Una partita si può perdere se la giochi a testa alta, senza secondi fini. Per tornare a vincere, partecipa».

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