Arte da offesa

Dall’agenzia Ansa: «Avevano parcheggiato l’auto in uno spazio non consentito dagli accordi di condominio, tanto è bastato per far scoppiare una lite finita con uno degli occupanti della vettura aggredito a colpi di candelabro con ferite giudicate guaribili in 10 giorni. È accaduto a Montepulciano, in provincia di Siena».

Sarà perché siamo assuefatti alla violenza - almeno a quella raccontata dai media - ma l’unica parola che spicca, nella notizia di cui sopra, è «candelabro». In tutto il resto (parcheggio, condominio, spazio non consentito) riconosciamo la solita ricetta di intolleranza e ignoranza.

Il candelabro no: esso è un tratto distintivo, un elemento unico e originale. Solo in Italia, diciamolo pure, è possibile menarsi a colpi di candelabro e finire in una normale notizia di cronaca. Negli altri Paesi d’Europa (extra e intra Unione) avremmo letto di sbarre di ferro, bastoni, mazze da baseball, bottiglie di birra. Dai noi, nel bel mezzo di una volgare scazzottata, spunta un candelabro. Tra l’altro, qualche riga più sotto l’anonimo redattore dell’Ansa specificherà che esso era «di cristallo».

Come è ovvio, la rissa rimane una rissa, le ferite rimangono ferite e il Codice penale dovrà per forza far giustizia di tanta sciocca brutalità. Ciò non toglie che la notizia di cronaca che abbiamo appena letto può essere interpretata in chiave metaforica: in Italia l’arte e l’artigianato di qualità sono letteralmente a portata di mano tanto che, all’occorrenza, li si può usare come oggetti contundenti.

Pensiamoci: lo stesso teatro dell’episodio - Montepulciano - richiama alla mente i vigneti da cui si ricava il Vino Nobile e dunque un contesto in cui - nonostante gli sforzi fatti in questi anni per imporre il degrado - gusto, bellezza e armonia rimangono prevalenti. L’importante è riprendere contatto con il bello, ovvero con il patrimonio artistico. E pazienza se l’unico modo in cui sappiamo farlo è pestandocelo sulla testa gli uni con gli altri.

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