Musica e ricordi

Lasciate che vi dia un buon consiglio. Sono certo che è buono perché l’ho trovato su Internet e dunque deve essere buono per forza (almeno così sembra pensare, oggi, una quantità sempre più impressionante di persone).

Il consiglio - semplice, semplice - è questo: se volete essere felici, o almeno ritrovare rapidamente un certo buonumore - ascoltate la musica che accompagnò il periodo più lieto della vostra vita. È una ricetta che, ripeto, non ho inventato io: gira su Internet e, cosa più importante, l’ha sottoscritta Alex Korb, neuroscienziato di una certa importanza.

Non sembra difficile intuire il meccanismo dietro questo suggerimento: la musica, lo sappiamo tutti, ha un grande potere evocativo. Dunque, stimolando il nostro cervello con note legate a un periodo felice ecco che, per associazione, le sensazioni di quel periodo rivivranno e, con esse, i nostri neuroni vibreranno di gioia.

Personalmente, accetto in toto la premessa ma vedo una difficoltà: come identificare con esattezza il «periodo più felice» della nostra vita? La questione si pone, credo, non per una particolare abbondanza di felicità dell’esistenza di ognuno né, spero, per mancanza della medesima: il problema è identificare la qualità della felicità nel tempo.

Possiamo pensare che l’infanzia sia stata il nostro periodo più felice e, pertanto, rispolverare i dischi dello Zecchino d’Oro - nel mio caso, occorrerebbe risalire alla preistoria del »Ditino nel telefono» e dei «Quarantaquattro gatti» - ma l’infanzia, quando eravamo infanti, era davvero da noi percepita come «felice»? Non c’è il rischio di evocare, anziché gioie, turbamenti e incertezze di un periodo di transizione? O forse poco importa che il periodo fosse veramente felice, basta che noi ne abbiamo oggi un ricordo positivo e il gioco, anzi la musica, è fatto. Condurrò degli esperimenti e vi saprò dire. In fondo, il «Torero Camomillo» era un pezzo niente male...

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