Processo alla banda Panda nera
I testimoni accusano i carabinieri

Il processo alla presunta banda della Panda nera, il gruppo di carabinieri e vigili urbani della Bassa che dal 2005 al 2007 sarebbe stato autore di raid, pestaggi e rapine per lo più contro pusher extracomunitari, ha visto testimoniare mercoledì due persone che hanno confermato le accuse ai carabinieri.

In questo processo sul banco degli imputati ci sono Giuseppe Di Marzio, Mauro Martini e Davide Mattarello, ex carabinieri di Calcio, Biagio Romano e Pasquale Bagnato, ex carabinieri di Romano, il maresciallo Francesco Martino, ex comandante di Romano, e Vito Bruno e Filippo Grassi, ex vigili di Martinengo. Ricordiamo che altri cinque, tra carabinieri e agenti di polizia locali, tra cui il maggiore Massimo Pani, ex comandante della Compagnia di Treviglio, e il maresciallo Massimo Deidda, ex comandante della stazione di Calcio, sono stati gia condannati con rito abbreviato e con sentenza di secondo grado. Ed è stata confermata l'associazione a delinquere.

Sul banco dei testimoni mercoledì è salito un marocchino che gestiva con il fratello un bar a Calcio: l'extracomunitario ha raccontato che Deidda, spalleggiato da altri carabinieri, continuava a entrare nel suo bar per controlli brandendo un bastone e facendo scappare i clienti, alcuni dei quali, irregolari, venivano presi a pugni a calci, che una volta un marocchino fu condotto in caserma, picchiato e costretto a dire che la droga che aveva proveniva dal bar e che a un altro marocchino fu sottratto un portafogli con 400-500 euro e mai più restituito. I carabinieri sotto accusa, secondo il testimone,  tartassano gli irregolari perché questi ultimi, proprio per la loro posizione precaria, non avrebbero sporto nessuna denuncia.

Un italiano, Filippo Foppa Vincenzini, ha invece raccontato di essere stato fermato nel marzo 2007 da alcuni carabinieri in borghese nei pressi di Calcio mentre stava riaccompagnando a casa in auto un marocchino suo dipendente dopo un trasloco e di essere stato colpito a pugni e schiaffi in testa perché non aveva capito subito che si trattava di un controllo. Il marocchino fu tirato fuori dalla macchina, perquisito e picchiato.   

Infine, due ragazze di Romano di Lombardia di 25 e 23 anni hanno confessato che Deidda le usava per incastrare il venerdì (giorno dei raid) gli spacciatori. Dava loro un telefonino con il quale venivano chiamati gli spacciatori per appuntamenti ai quali si presentavano i carabinieri accusati. A dare alle ragazze un grammo di cocaina, come ricompensa, una volta fu proprio Deidda.

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