Evasione fiscale: la Finanza
sequestra un sito di stoccaggio

Compravano e vendevano tra di loro e più volte la stessa merce e in questo modo alteravano i risultati economici della loro attività. È quanto è stato scoperto dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Bergamo al termine di un’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica orobica, che ha riguardato un gruppo multinazionale con sede nella provincia di Bergamo, leader nel settore del recupero e commercio di rifiuti sotto forma di rottami metallici, nonché altre società che svolgono attività connesse al trattamento dei rifiuti.

Le Fiamme Gialle hanno accertato che quattro società del gruppo si scambiavano ripetutamente la stessa partita di merce, il più delle volte facendo apparire un «passaggio» attraverso due società con sede a Milano, gestite da persone che si sono rivelate essere solo dei «prestanome». Con il risultato di alterare sensibilmente i reali profitti realizzati, con i conseguenti vantaggi fiscali.

Nelle indagini è rimasta coinvolta anche un’altra società, che non fa parte del gruppo ma che è amministrata dal rappresentante legale dello stesso. Questa, con stabilimento autorizzato al trattamento di rifiuti, oltre a trasformare rottami provenienti da operatori autorizzati, dal 2005 al 2007 ha ricevuto oltre 4.000 tonnellate di rifiuti da privati. La società ha emesso delle autofatture e ha pagato i privati in contanti, per un importo complessivo che supera i 4 milioni di euro.

L’impresa non era però autorizzata a ricevere e trattare i rottami conferiti da privati, né ha predisposto il prescritto «formulario», nel quale occorre attestare la provenienza e la qualità del rifiuto trasportato e ceduto; questi ultimi dati sono pertanto rimasti sconosciuti. Peraltro i conferitori hanno consegnato presso lo stabilimento rottami in quantità talmente ingenti da far escludere la loro provenienza solo da abitazioni private e quindi è stata ipotizzata a loro carico l’illecita raccolta e conferimento di rifiuti in assenza di autorizzazione e senza l’utilizzo dei previsti formulari.

L’indagine si è conclusa con la denuncia a piede libero di 11 persone, responsabili a vario titolo di gestione non autorizzata di rifiuti, falso in bilancio, evasione fiscale, contrabbando (in un caso è stata accertata l’evasione dell’IVA dovuta in occasione dell’importazione) e interposizione fraudolenta. Inoltre, a seguito delle verifiche fiscali immediatamente eseguite è stato accertato che le somme su cui non sono state applicate le imposte sui redditi e l’IRAP ammontano a circa 115 milioni di euro.

Infine, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria i finanzieri hanno eseguito il sequestro dell’intero capitale sociale e del sito di stoccaggio della società bergamasca coinvolta nella gestione non autorizzata di rifiuti, che è stato affidato in custodia giudiziale ad un professionista. Sono stati inoltre sequestrati 1 automezzo e 356 tonnellate di rottami stoccati nell’area di movimentazione dello stabilimento, nonchè partecipazioni societarie e disponibilità finanziarie per complessivi 3,7 milioni di Euro, anche in vista dell’applicazione delle sanzioni pecuniarie previste dal Dlgs. 231/01 in tema di responsabilità amministrativa degli Enti.

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