Era in una casa di Parre
il covo del boss Fidanzati

I movimenti febbrili delle pattuglie e degli agenti incappucciati attorno alla villetta non erano passati inosservati lunedì sera a Parre, ma nessuno in paese immaginava che quell'andirivieni era legato ad una delle più importanti operazioni antimafia degli ultimi anni: il boss Gaetano «Tanino» Fidanzati, inserito nella lista dei 30 superlatitanti e arrestato sabato pomeriggio a Milano dalla Squadra mobile, avrebbe infatti scelto proprio il comune di Parre, in Valle Seriana, come uno dei nascondigli dove trascorrere la sua latitanza. Il «covo» era in una villetta nascosta in mezzo agli alberi che sovrastano la provinciale tra la frazione di Ponte Selva e il centro abitato di Parre: la casa si trova al civico 6, nel punto dove la strada prende in nome di via Libertà.

Il dettaglio riguardante il nascondiglio bergamasco del capomafia è filtrato mercoledì sera dalle indagini ancora in corso per ricostruire i suoi spostamenti e le sue frequentazioni. Gli investigatori hanno mantenuto il massimo riserbo su tutta l'operazione che ha portato alla scoperta della casa – non si escludono sviluppi nei prossimi giorni – ma a quanto si è appreso il blitz sarebbe avvenuto lunedì sera verso le 20: a quell'ora nella zona sono state viste arrivare alcune pattuglie delle forze dell'ordine, con agenti che indossavano il caratteristico passamontagna nero dei reparti speciali.

In paese nelle ore successive alla perquisizione era circolata la notizia che fosse in corso un'indagine antidroga, ma tutte le voci sono state smentite: a Parre, si è scoperto mercoledì 9 dicembre, era in corso un'importante operazione contro la mafia. Gli investigatori si sono fermati a lungo nella casa per portare a termine la perquisizione e sono stati visti anche portare via un grosso scatolone.

Per ora si sa che Gaetano Fidanzati, 74 anni, storico boss del quartiere Arenella di Palermo, avrebbe trascorso nella villetta di Parre almeno una parte della sua latitanza, forse utilizzando anche altri rifugi, in particolare nel Milanese: il boss è stato infatti arrestato proprio a Milano sabato dalla Squadra mobile del capoluogo. Ora si trova nel carcere milanese di Opera, dove mercoledì è stato interrogato dal gip e si è avvalso della facoltà di non rispondere: l'interrogatorio di garanzia, a cui ha preso parte anche il pm della Dda Roberta Buzzolani è durato pochi minuti, il tempo necessario perché il giudice Silvana Saguto prendesse atto che il capomafia non intendeva rispondere ad alcuna domanda.

Fidanzati era stato condannato a 12 anni di carcere nel primo maxi processo a Cosa nostra. È ritenuto il mafioso che face arrivare fiumi di cocaina sulla piazza milanese, e il suo arresto nel capoluogo lombardo prova che lì si sentiva come a casa propria: ora la scoperta del nascondiglio in Val Seriana potrebbe aprire uno spiraglio investigativo su eventuali fiancheggiatori del boss nella Bergamasca. Il suo nome si legge nelle inchieste di diverse procure italiane e anche in alcune indagini in America.
Era tornato in libertà nel 2006 dopo aver scontato tutte le pene ed era rientrato a Palermo, ma di lui si erano perse le tracce dall'ottobre 2008 dopo la morte di Giovanni Bucaro, uno spacciatore ucciso per strada a Palermo da cinque uomini che lo massacrarono con pugni, calci e spranghe.

Dietro al delitto, hanno sostenuto gli investigatori anche grazie alla confessione di Francesco Tarantino che partecipò al pestaggio, ci sarebbe proprio Tanino Fidanzati il quale voleva dare una lezione a Bucaro perché aveva picchiato sua figlia, convivente del pusher. Il boss sarebbe stato presente quando i cinque picchiarono Bucaro che morì a causa delle botte.
Due mesi dopo essersi reso irreperibile per la morte di Bucaro, nel dicembre 2008, il boss venne raggiunto da un nuovo ordine di custodia cautelare, questa volta per mafia nell'ambito dell'operazione Perseo. Prima che potessero catturarlo, però, don Tanino aveva fatto perdere le sue tracce. e.b.

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