Zingonia: palazzi al freddo
per debiti di 600.000 euro

I caloriferi sono freddi, l’impianto a metano è staccato da almeno un anno e nelle case ci si riscalda come può, con coperte termiche e stufette elettriche. Nei palazzoni «Le 4 torri» di via Oleandri, a Zingonia di Verdellino, dietro piazza Affari, una signora italiana ci apre la porta del suo appartamento. Poca è la voglia di comparire con nome e cognome.

C’è amarezza, tanta, per una situazione che ormai è ben oltre il limite: «Siamo senza riscaldamento, abbiamo dovuto comperare due stufette per scaldarci perché qui nessuno più paga le bollette e l’impianto non funziona». L’appartamento è grande, ben tenuto, ma la signora mostra gli angoli dei muri, scrostati, aggrediti dall’umidità che non lascia scampo.

«Sono arrivata qui nel 1968, era un signor condominio, ci siamo sempre trovati bene, fino a quattro anni fa, quando tutto è iniziato ad andare a rotoli». Il figlio scuote la testa: «Io me ne vorrei andare, ma chi se la prende più questa casa...».

Il condòminio è moroso, da anni. I conti sono in rosso, le spese condominiali arretrate ammontano a circa 600.000 euro. L’amministratore, che vive in uno dei quattro palazzi, snocciola le cifre a memoria: 70.000 euro di metano, 80.000 euro di acqua, 50.000 euro solo di mora per l’acqua non pagata, 150.000 per l’adeguamento dell’impianto di riscaldamento. E via così, fino agli «spiccioli»: 20.000 euro per gli ascensori, circa 8.000 euro per lo spurgo e senza contare i 56.000 per il servizio di portineria e per le spese legali per far fronte alla causa fatta alle torri dall’ex portinaia.

«Il problema è che qui nessuno caccia una lira. Ci sono 144 appartamenti, una ventina sono vuoti e solo una quindicina di famiglie, quasi tutte italiane, pagano le spese condominali». L’amministratore (che preferisce che si indichino solo le iniziali, R. P.) annota tutto con scrupolo su quattro registri, a penna indica nome e cognome dell’inquilino, spese da pagare e soldi versati. La stragrande maggioranza delle famiglie è straniera, gli italiani hanno fatto quadrato per cercare di andare avanti: «Perché quelli non pagano le spese», dicono.

R. P. queste case le conosce come le sue tasche. È stato amministratore per 25 anni, quando negli anni Sessanta faceva l’insegnante nella zona e amministrava condòmini per arrotondare il salario. «Ma quando me ne andai, lasciai 40 milioni di fondo riserva e nessun debito. Quando sono ritornato nel 2007 la situazione era disastrosa».

L’elenco delle famiglie e dei debiti è tutto nero su bianco. «Vede, c’è qualcuno che paga, altri che lo fanno sporadicamente, giusto 50 o 100 euro all’anno, ma c’è anche gente che non versa nulla. E si parla di gente che ha debiti anche di 11.000 euro».

Ecco perché diventa difficile anche solo cambiare una lampadina, far aggiustare l’ascensore guasto, garantire il riscaldamento in inverno (visto che l’impianto è centralizzato). Insomma, mandare avanti l’ordinaria amministrazione. Le famiglie che rispondono agli avvisi non superano il 30%, le raccomandate non vengono ritirate.

L’amministratore mostra le bollette in una cassetta della posta. «E non se ne parla proprio di pensare di fare un decreto ingiuntivo perché ha dei costi che non saremmo in grado di sostenere». E allora quando serve si bussa porta a porta per racimolare i soldi che servono all’occorrenza. «Ma ora ho smesso di fare anche questo, molti ti ridono in faccia».

La signora delle pulizie con ramazza e detersivi sta pulendo l’ingresso di uno dei quattro palazzi. «L’abbiamo presa perché le nere (dice proprio così) hanno detto che non vogliono pulire le parti comuni». Anche lei abitava qui, ma ha deciso di vendere tutto quattro anni fa e andarsene. «Fortunatamente sono riuscita a venderlo, ma oggi sarebbe un problema, non ti darebbero più di 40.000 euro. Ma ha visto come sono belli spaziosi gli appartamenti? Non se ne trovavano molti così...».

All’ingresso delle quattro torri c’era anche la portineria, che oggi è diventata l’ufficio dell’amministratore e una sala per le assemblee di condòminio, un po’ raffazzonata. «Questi erano bei palazzi, immersi nel verde, pensi che una volta una signora mi chiese se era un residence». Un passato che stride con il presente: nei garage ci sono moto e biciclette abbandonate, vecchie auto che diventano rifugio per la notte per sbandati e clandestini e una montagna di immondizia.

Nei solai non va meglio: ci sono giacigli improvvisati, coperte e resti di cibo. Perché, qui dicono gli inquilini, è un viavai continuo di abusivi. «Se sale ai solai, ci sono almeno quindici persone che stanno dormendo». Certo non siamo ai livelli degli Anna e degli Athena che sono a un chilometro di distanza, ma R. P. ha scritto a tutti, sindaco di Verdellino, carabinieri, prefettura per denunciare la situazione e ha anche consegnato una lettera all’assessore regionale alla Casa Mario Scotti in occasione del sopralluogo a Zingonia.

Ma nessuno ha mosso un dito. Proprio nessuno. Le famiglie italiane sono amareggiate. «Noi paghiamo anche per chi non paga - racconta una signora di ritorno dalla spesa -. Non è giusto che ci sia gente che vive alle nostre spalle». E via di corsa verso l’appartamento. Altre invece non vogliono parlare. «Mia figlia non è in casa», si giustifica una signora. Ma lei abita qui? «Purtroppo sì...».
 Vanessa Santinelli

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