Carcere duro per il boss Fidanzati
Il ministro ha firmato il 41 bis

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano ha firmato il decreto di 41 bis (il cosiddetto carcere duro) per il boss di Cosa Nostra, Gaetano Fidanzati, arrestato all'inizio di dicembre nel Milanese. Venerdì 11 dicembre Fidanzati – che aveva un covo in un villino di Parre, dove la gente lo vedeva spesso e dove lunedì scorso la Mobile di Milano e i carabinieri di Clusone hanno fatto un blitz – era comparso in un'aula del Palazzo di giustizia di Palermo, per la prima volta dopo la cattura, in qualità di imputato per associazione mafiosa nel processo «Addiopizzo 4».

La posizione di Fidanzati, nei confronti del quale pendeva una richiesta di arresto per un'altra indagine, era stata stralciata dal procedimento «Perseo», a cui era riferita, e inserita nell'«Addiopizzo 4». Per lui la Procura di Palermo aveva chiesto l'applicazione del 41 bis, il regime carcerario duro, firmato oggi dal ministro Alfano. Il Guardasigilli aveva invece già firmato un analogo provvedimento per Gianni Nicchi, giovane rampollo della mafia, anche lui arrestato quasi contemporaneamente al boss Tanino Fidanzati, ma a Palermo.

Venerdì scorso anche Nicchi era comparso in aula, per altri due processi nei quali è a sua volta imputato. Il capomafia Fidanzanti – che ha 74 anni e che, dopo l'arresto, era stato inizialmente condotto nel carcere di Opera, dove era stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari e si era avvalso della facoltà di non rispondere – in aula era apparso nervoso e insofferente.

Dagli accertamenti intanto è emerso che il figlio di Bruno Bianchi, proprietario del villino di via Libertà 6, uno chalet nascosto dietro gli alberi che sovrastano la provinciale di Ponte Selva e l'abitato di Parre, è Graziano Bianchi: cinquantenne, all'inizio degli Anni Ottanta – quando aveva 23 anni – era stato arrestato per associazione sovversiva e partecipazione a banda armata. Studente in giurisprudenza, era militante dei «Comunisti organizzati per la liberazione proletaria», più noti come Colp, gruppo guidato da Giulia Borelli e nato da una costola di Prima Linea. Ex terrorista, Bianchi è l'autore, nel settembre 1982, dell'attentato alla sede della Comunità israelitica di Milano.

Quella di Bianchi è una famiglia di tradizione partigiana e Graziano ha anche avuto un ruolo nella fondazione dei «Boys san», il gruppo storico della curva interista. Già negli Anni Settanta era stato arrestato per porto abusivo d'arma. Entra nel giro dei locali notturni milanesi e, negli Anni Novanta, fonda una società di eventi con l'amico Franco Caravita, oggi leader della curva interista. Proprio in quel periodo e in quell'ambiente Graziano Bianchi entra in contatto con il clan Fidanzati, conoscendo il figlio del boss Tanino. La notte di Natale del 1995 Bianchi viene di nuovo arrestato: le accuse sono lo spaccio di soldi falsi e l'usura. Più recentemente nel processo alle nuove Brigate rosse, emerge che Bruno Ghilardi, ex militante del Colp condannato a 11 anni, avrebbe incontrato proprio Guglielmo Fidanzati, figlio di Gaetano. Un intreccio tra mafia e terrorismo, dai contorni ancora da chiarire. Intanto ora Bianchi potrebbe dover rispondere anche del favoreggiamento della latitanza del boss.

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