Primo giorno per Alessandro
«Ammutolito davanti ai tg»

Ha riposato e soprattutto giocato, il piccolo Alessandro Frederich, nella prima giornata di permanenza a Treviglio, nella casa dei nonni materni Antonietta e Alvaro Cappellini ai quali è stato affidato dalla mamma Fiammetta, per sfuggire all’orrore di Haiti. Il bimbo, che il prossimo due febbraio compirà il secondo anno di vita, si è serenamente ambientato, accudito e coccolato dai nonni, impegnati per tutta la mattinata di lunedì a evitare che i riflettori dei media puntassero ancora sul loro adorato nipote.

«Dobbiamo proteggerlo – ha spiegato per telefono Antonietta Cella – e questa è una delle nostre priorità, cercate di capire le nostre esigenze». Il bimbo è figlio di Friz Frederich e Fiammetta Cappellini, è nato e vive ad Haiti, ma dopo il tremendo terremoto che ha sconquassato l’isola caraibica, è stato trasferito dalla madre a Treviglio. Qui è arrivato con i nonni alla stazione ferroviaria centrale nella serata di domenica, dopo il viaggio in treno dalla Termini di Roma e ancor prima dagli aeroporti di Santo Domingo e Port au Prince. Ad attenderlo, gli altri tre figlii dei coniugi Cappellini: Gabriele, Guido e Silvia, con il suo bimbo Riccardo, anche lui di due anni.

É stata la presenza del cuginetto a risvegliare d’improvviso l’interesse di Alessandro e ad alimentare il suo grande entusiasmo. Il piccolo ospite ha fatto uscire l’indole caraibica mettendosi a danzare intorno al cuginetto per poi abbracciarlo calorosamente. Non appena giunto nel giardino di casa dei nonni paterni ha chiesto dove fosse la neve: «Ne aveva vista tanta a dicembre e voleva anche sapere dov’era l’albero di Natale. Per l’età che ha è un bimbo molto sveglio» ha commentato Antonietta Cella.

Ieri ha giocato tutta la mattinata col cuginetto Riccardo. Un comportamento per un attimo cambiato, quando alla televisione hanno parlato di Haiti e fatto vedere le immagini di distruzione: «Alessandro si è ammutolito avvicinandosi allo schermo – ha detto la nonna - è stato un attimo impietrito e poi noi lo abbiamo preso in braccio ed è finita lì. Una dimostrazione di come, seppur piccolo, sia stato colpito da quanto vissuto direttamente laggiù».
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