L'ambasciatore del Cile in Italia
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Pubblichiamo l'intervista rilasciata a L'Eco il 23 aprile 2009
dall'ambasciatore del Cile in Italia, nella quale si sottolinea il
rapporto di collaborazione tra le due nazioni e anche tra la comunità
cilena e quella bergamasca.

Pubblichiamo l'intervista rilasciata a L'Eco il 23 aprile 2009 dall'ambasciatore del Cile in Italia, nella quale si sottolinea il rapporto di collaborazione tra le due nazioni e anche tra la comunità cilena e quella bergamasca.

Incontriamo il nuovo ambasciatore del Cile in Italia, Cristian Barros, giunto a Milano per presentare il «Mes de Chile», un ricco programma di eventi che fino al 14 maggio trasformerà la metropoli in una vera e propria capitale del Cile. «L'obiettivo è consolidare ancora di più la già intensa collaborazione tra Cile e Italia - spiega Barros, che si è insediato all'Ambasciata di Roma sei mesi fa -. Il Cile di oggi è un Paese dinamico dal punto di vista economico, politico e culturale. Lo scambio commerciale tra Cile e Italia oggi è pari a 4 miliardi di dollari. Il Cile è il principale fornitore dell'Italia per quanto riguarda il rame, l'uva, le mele, il kiwi, il secondo per i frutti di bosco, il terzo per le pere».

Mentre l'apporto dei capitali italiani in Cile su che cosa si concentra? «Soprattutto nelle infrastrutture, nel comparto alimentare e nel commercio. L'Italia è l'ottavo partner commerciale del Cile e occupa il settimo posto nella graduatoria delle esportazioni cilene. Fra le imprese italiane che operano con grande successo nel mio Paese, ricordo l'Enel, tramite l'alleanza con l'Enap (Empresa Nacional del Petroleo) e Ritrama, azienda italiana leader negli adesivi, con una grande filiale a Valparaiso. Ma c'è anche l'attività preziosa di alcune aziende del vostro territorio. Mi viene in mente la Gewiss (di Cenate Sopra). I bergamaschi sono ingegnosi e di grande tenacia. L'anno scorso la Camera di Commercio di Bergamo ha organizzato una missione imprenditoriale a Santiago del Cile. Anche in autunno Regione Lombardia organizzerà una mission imprenditoriale a Santiago».

L'interscambio tra aziende cilene e italiane è ancor più interessante ora in tempo di crisi. «Senz'altro. C'è sempre più interesse a collaborare. Dobbiamo prenderci cura delle piccole e medie imprese. Alle fiere italiane sono presenti sempre in numero maggiore le nostre imprese, e viceversa. Il Cile, come dimostra l'incremento di quasi il 6% di esportazioni dalla Lombardia dal 2007 al 2008, è terreno fertile per nuove opportunità di business per le vostre imprese».

Durante il «Mese del Cile a Milano» farete dei seminari per illustrare progetti d'investimenti per ridurre i gas che provocano l'effetto serra. «Il presidente del Cile Michelle Bachelet ha stanziato un importante fondo per la ricerca e l'innovazione nel campo delle tecnologie ecologiche. Noi in Italia cerchiamo i partner ideali per questo settore. Faccio un appello anche alle società bergamasche eventualmente interessate».

Parliamo della comunità cilena in Italia. «È una comunità di 7 mila persone. Una comunità piccola ma antica».

L'esodo dal Cile inizia all'indomani del golpe militare di Pinochet, l'11 settembre 1973. «Sì. L'ambasciata italiana in Cile dell'epoca ha aiutato migliaia di cileni a salvarsi. I rifugiati politici cileni tornarono poi sulla scena politico-sociale italiana e mondiale quando fermarono Pinochet nel 1998 a Londra, per chiedere che venisse giudicato all'estero per i reati commessi».

L'Italia ospitò molti intellettuali e anche il mitico gruppo musicale degli Intillimani, che poi tornò nella madrepatria. «Sì. L'Italia è stata molto generosa. Ma la prima immigrazione cilena risale alla fine dell'Ottocento».

La comunità più numerosa dove si trova? «In Lombardia e in Veneto, dove vivono circa 5 mila cileni. La mia gente ama stare nelle zone più produttive. Molti sono a capo di piccole aziende. I cileni sono grandi lavoratori. In questo siamo simili a voi bergamaschi. E sono tutti perfettamente integrati. Amano questo Paese, le sue bellezze, la sua storia».

Anche lei ama molto l'Italia. «Sì. Ero ambasciatore del Cile in Perù. Ma sognavo di trasferirmi in Italia, che offre molto dal punto di vista culturale. E la gente è fantastica».

Un ambito, all'interno delle relazioni con il nostro Paese, che dovete migliorare? «Quello universitario. Ci stiamo lavorando. Dobbiamo sviluppare maggiormente gli scambi interculturali. Fino ad oggi i rapporti sono stati deboli. Ed è un peccato». Mariella Radaelli

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