«Meridian Awards», premiato
l'epidemiologo Alberto Zucchi

Alberto Zucchi, medico epidemiologo dell'Asl di Bergamo, ha raccolto un prestigioso secondo posto alla competizione internazionale «Meridian Awards», nata negli Stati Uniti per stimolare e far condividere l'utilizzo di metodologie o applicazioni innovative nell'ambito dei sistemi «GIS» (Sistemi Informativi Geografici).

«L'idea di partecipare – spiega Zucchi – è nata da alcuni colleghi universitari dell'Istituto di Igiene e Sanità Pubblica dell'Università Cattolica di Roma, a conoscenza della mia passione per l'applicazione di questi metodi alle ricerche epidemiologiche in sanità pubblica, che mi hanno spinto a prendere parte alla competizione. Inizialmente, lo confesso, ho preso la vicenda in forma scherzosa, goliardica, convinto che il lavoro inviato non avrebbe superato il vaglio severo per l'ammissione della giuria tecnica della competizione».

Quale tipo di lavoro ha proposto?
«Ho inviato un articolo che descriveva la metodologia utilizzata nella mappatura epidemiologica dei ricoveri dei residenti bergamaschi per alcune cause di malattia; in particolare, per malformazioni congenite, tumori epatici e malattia di Parkinson».

Quali sono gli aspetti interessanti in questo tipo di analisi?
«Da un punto di vista metodologico, si configura particolarmente innovativo l'utilizzo dell'informazione relativa al dato di ricovero sulla base della residenza comunale dei pazienti. Mediante l'applicazione di tecniche statistiche note come "analisi spaziali", si può giungere, infatti, ad una vera e propria "geografia epidemiologica del rischio di ricovero". Questo rischio, a sua volta, è, intuitivamente, una buona rappresentazione del "rischio di malattia". È evidente l'utilità di uno strumento di questa natura. Gli interventi di sanità pubblica richiedono, per una pratica ottimale, informazioni approfondite sugli eventi sanitari di possibile rilevanza. Poiché buona parte dei dati epidemiologici presenta una localizzazione territoriale ben definibile, la tecnologia innovativa offerta dai GIS rappresenta uno strumento ottimale per generare questo tipo di informazione. I modelli geostatistici di rappresentazione ed identificazione degli eventi sul territorio possono così rivestire un ruolo decisivo nel fornire ai decisori delle politiche di sanità pubblica informazioni utili alla comprensione, e conseguentemente ad un miglior governo, della domanda di salute della popolazione».

Sul sito in cui si presenta la competizione – www.meridianawards.com – c'è una vera e propria classifica con voti. Come si è arrivati a questa classifica?
«Questa è la parte veramente curiosa ed interessante, al di là degli aspetti strettamente tecnici. Infatti, mentre l'accettazione del lavoro è avvenuta tramite una giuria di esperti, e solo 30 lavori sono stati accettati a livello mondiale, la votazione è avvenuta tramite l'invito a votare queste esperienze direttamente sul sito web. Una sorta di giudizio popolare, insomma...».

Ha superato i 1000 voti. Come ha raccolto questa grande quantità di voti ?
«Ho inizialmente fatto girare la voce tra i colleghi più vicini, un po' timidamente. Poi si è creata una sorta di passa-parola, dapprima interno all'Asl, e poi all'esterno. Il boom di voti è avvenuto quando il tam-tam si è riversato su Facebook: è stato davvero esemplificativo, al di là della soddisfazione personale, di quanto questi strumenti di "social networking" possano fungere da volano comunicativo su un immenso numero di persone. Credo che anche in ambito sanitario e sociale si debba iniziare a ragionare su come farne un uso più intenso e mirato. Devo comunque davvero ringraziare alcuni colleghi dell'Asl che mi hanno supportato, facendo una sorta di campagna promozionale davvero intensa ed efficace».

Ma cosa ha vinto alla fine?
«Concretamente nulla, se non la grande soddisfazione morale del riconoscimento della validità dei metodi utilizzati, proposti come strumento utile per la piena comprensione del bisogno di salute delle persone, e soprattutto il fatto che abbiamo portato con dignità il nome dell'Asl di Bergamo a livello internazionale».
Alberto Ceresoli

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