Eruzione, le polveri del vulcano
potrebbero «raffreddare» l'estate

L'eruzione in Islanda dell'Eyjafjallajkull ha proiettato nell'atmosfera a una quota di circa quattro-cinque chilometri una massa calda di polveri e gas. Una «nuvola», questa, che è in grado di influenzare il clima localmente, ma che potrebbe avere effetti più estesi e più duraturi se parte delle polveri dovessero finire nella stratosfera.

 «A seconda della consistenza e del tipo di eruzione, la nube vulcanica forma uno strato di polveri che può arrivare – secondo gli esperti dell'Enea – anche a rivestire tutta l'atmosfera terrestre. Questo strato funziona da schermo e da specchio per la radiazione solare provocando un importante riscaldamento della stratosfera (sopra la nube) e un raffreddamento dei bassi strati dell'atmosfera (sotto la nube)».

Per il mondo intero, quindi, questo vorrebbe dire che, a livello terrestre, si potrebbero «cancellare» le temperature che caratterizzano l'estate. «Le conseguenze di un'eruzione particolarmente ricca di composti attivi dal punto di vista dell'interazione con la radiazione solare (solfati), vengono osservate solitamente durante i due anni successivi all'evento – continuano gli esperti Enea – . Il riscaldamento della stratosfera può superare (come nel caso dell'eruzione del Pinatubo nel giugno 1991) gli 0.5 gradi centigradi a scala planetaria con conseguente impatto su tutta la circolazione atmosferica».

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