Si alza il sipario sull'adunata
Alpini, Bergamo è casa vostra

di Ettore Ongis

Cari alpini, Bergamo è la vostra casa e vi accoglie a braccia aperte. Per voi abbiamo addobbato le piazze, i monumenti, le case, i palazzi. La città e tutti i 244 paesi della provincia si sono vestiti a festa col tricolore per darvi il benvenuto, per dirvi: bentornati!

Con L'Eco in edicola domani un inserto gratuito di 80 pagine a colori sugli alpini


Da questa sera (ore 20.45) a domenica segui con noi la diretta delle manifestazioni dell'adunata

di Ettore Ongis

Cari alpini, Bergamo è la vostra casa e vi accoglie a braccia aperte. Per voi abbiamo addobbato le piazze, i monumenti, le case, i palazzi. La città e tutti i 244 paesi della provincia si sono vestiti a festa col tricolore per darvi il benvenuto, per dirvi: bentornati dopo 24 anni!

In realtà, ci sembra che non siate mai veramente andati, perché fra i bergamaschi e gli alpini c'è un antico e sempre nuovo legame, quasi fossimo stati modellati con la stessa terra e forgiati dalla stessa mano. Non a caso proprio qui c'è la sezione di penne nere più numerosa d'Italia. Ci accomuna il carattere, schivo e silenzioso; siamo simili nella fierezza e nella generosità; non ci fermiamo davanti alla fatica e alle intemperie della vita. Sono state le montagne a temprarci un carattere forte e uno spiccato senso della dignità che ci fa essere, bergamaschi e alpini, quasi un unico popolo.

«Papà, chi sono gli alpini?», mi ha chiesto mio figlio più piccolo, sorpreso dalle bandiere che spuntavano da ogni finestra. «È gente valorosa, soldati che hanno combattuto su tanti fronti per difendere il nostro Paese. Li riconosci perché portano un cappello con una penna di corvo». La spiegazione sembrava non bastargli: le guerre sono troppo lontane per dire qualcosa a un bambino di undici anni. Allora ho continuato: «C'è una parola che chiarisce bene chi sono gli alpini: è “sacrificio”. Gli alpini sono uomini sempre pronti a fare il loro dovere, costi quel che costi, disponibili a dare una mano in tante situazioni drammatiche anche in tempo di pace; sulla loro serietà e affidabilità la gente sa di poter sempre contare. E in cambio del loro aiuto non chiedono né ricompense, né onori».

Tutto questo può apparire scontato ma non lo è per niente. Soprattutto nella nostra società, che propone un modello di uomo che pensa esclusivamente al proprio interesse e ad approfittare del prossimo, c'è bisogno di persone capaci di anteporre il bene comune a quello individuale. In questo senso gli alpini non sono da considerare una gloria che va relegata nel passato, ma una risorsa e un esempio per tutti. E in particolare per i giovani, ai quali più che tanti discorsi serve guardare esempi concreti, testimonianze di chi sa condividere uno stesso ideale e uno stile di vita.

Cari alpini, la vostra Adunata non è un fatto nostalgico di folclore. È vero che molti di voi sono anziani, ma mantenete una vitalità e uno spirito da fare invidia a molti. E anche la vostra capacità di radunarvi in centinaia di migliaia ogni anno, sentendovi parte di un unico corpo, è qualcosa di sorprendente. Uno spettacolo di unità da vedere e da cui imparare. Benvenuti, dunque, a Bergamo: avervi qui è per noi un onore e un'occasione che non vogliamo perdere.

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