La segretaria depressa
accusa l'avvocato di mobbing

L'accusa è di lesioni colpose, perché - stando alle contestazioni - con le sue presunte vessazioni sul posto di lavoro avrebbe causato a una delle sue segretarie uno stato depressivo che ha richiesto le cure di medici specialisti. Ma, se è andata davvero così, questa storia ha tutti i connotati di una vicenda di mobbing (il reato di mobbing in sé non esiste, oscilla tra le lesioni e i maltrattamenti).

Quello che c'è finora di certo è che l'indagato è una donna avvocato con studio a Bergamo. È lei, secondo l'accusa, che per sette mesi avrebbe vessato una sua dipendente. Come? Stando agli inquirenti, insultandola spesso, facendola oggetto di pesanti osservazioni sul suo modo di lavorare, persino controllandola al telefono mentre la segretaria era impegnata in commissioni all'esterno dello studio.

Una situazione di stress che sarebbe sfociata in uno stato depressivo. La dipendente si era rivolta a un medico che le aveva prescritto delle visite specialistiche. In questo modo era scattata la segnalazione dell'Asl alla Procura (la segretaria, che poi si era licenziata, non ha mai presentato denuncia nei confronti della ex titolare), che aveva aperto un'inchiesta per lesioni colpose.

A finire nel registro degli indagati era stata la donna avvocato, che s'è puntualmente difesa spiegando di non aver mai attuato alcun comportamento vessatorio nei confronti della ex dipendente. Nelle scorse settimane il pm ha chiuso l'inchiesta chiedendo l'archiviazione nei confronti della legale.

Giovedì 6 maggio il fascicolo è approdato davanti al gup Vittorio Masia, il quale s'è riservato la decisione. Nei prossimi giorni il giudice deciderà quale delle tre strade percorrere: accogliere l'istanza dell'accusa e archiviare; restituire gli atti al pm perché approfondisca l'indagine; oppure disporre coattivamente il rinvio a giudizio.

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