La lettera: ucciso il «mio» albero
A che scopo questo scempio?

«Sono triste. E sono arrabbiata. Sono triste perché hanno "ucciso" il "mio" albero. L'hanno fatto a pezzi e ora giace a terra esanime, le maestose fronde che rinsecchiscono lentamente. Non c'è più linfa che scorre in quel tronco poderoso, al suo posto un vuoto che urla dentro di me. Non potrò più ammirarne la bellezza ogni mattina uscendo dalla cascina, non vedrò più la sua chioma rientrando a casa ogni sera…».

«Già da lontano potevo scorgerne l'alta figura e immediata era la sensazione di essere a casa… Non potrò più godere delle luci del tramonto attraverso le sue foglie… Era un po' come una clessidra naturale: scandiva le mie giornate, dall'alba al tramonto, accompagnava il passare delle stagioni, anno dopo anno, inverno dopo inverno, per ritornare ogni primavera più bello e rigoglioso».

«Pensavo ingenuamente che nulla avrebbe potuto scalfirlo, che sarebbe sopravvissuto a me e ai miei figli. Era una certezza… Una certezza che non ha fatto i conti con l'unico vero nemico che potesse avere: l'uomo. Ora leggo la tristezza negli occhi dei miei bambini, riflesso della mia, vedo sui loro volti lo sdegno per un atto che reputano "crudele". E tutto questo a che pro?».

«Perché abbattere un'opera della natura tanto bella e che doveva essere lì da almeno un centinaio d'anni? Chi ha dato il permesso? Di chi è la responsabilità? Del Comune di Canonica d'Adda o di Fara Gera d'Adda? Nella "Terra di Mezzo" dove si trova la nostra cascina - praticamente non più Canonica e non ancora Fara - è difficile dirlo… Oppure è stato un semplice cittadino come me, il proprietario del campo su cui malauguratamente sorgeva l'albero?».

«Ma mi chiedo ancora: a che pro? Sono arrabbiata. Lo sono con me stessa perché da tempo avrei voluto scattare delle foto a quell'albero, racchiudere in uno scatto la sensazione di pace e armonia che mi dava. Ma ho sempre rimandato, nell'assurda convinzione che in qualunque momento avrei potuto ammirarne la bellezza "dal vivo" e che una foto difficilmente avrebbe potuto racchiudere tanta poesia. Ora vorrei tanto averla fatta quella foto…».

«Sono arrabbiata con me stessa perché le transenne montate un paio di giorni fa avrebbero dovuto insospettirmi di più. Avrei dovuto capire le intenzioni, informarmi… Invece ho lasciato correre pensando a qualche intervento della compagnia elettrica. Ma mai avrei immaginato… Ora è troppo tardi. Ora non posso fare altro che sentirmi triste e arrabbiata. E ogni volta che guarderò quel vuoto proverò rabbia invece che pace, ne patirò la mancanza invece di percepirne la rassicurante presenza».

«Adesso però pretendo almeno sapere chi, voglio sapere il perché. Voglio che qualcuno mi dia una valida ragione. Perché non posso davvero pensare che uno scempio così sia stato fatto al solo scopo di crearci un parcheggio. Perché voglio poter dire ai miei figli "Vedete? Ci hanno tolto il nostro bell'albero, ma guardate cosa ci hanno dato in cambio! Ne è valsa la pensa no?". Ma già so che li deluderò…
  Paola Provini
 Via Cimitero 27, Cascina Sant'Antonio (Ex Cascina dei Pés) - Canonica d'Adda

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